martedì 20 dicembre 2011

ROSSO



Il mio destino è segnato di rosso
vivo come un birmano sangue di piccione
tagliato in giusta scolastica
come s'usava per seri anulari
d'una volta senza sfoggio uno
altro che cabochon e polimeri
un filo mi lega stretto indissoluto
al pavimento sacro questo
sotto che calpesto sapendolo
passo dopo passo ragionato
non c'è velocità nell'acqua
corrente lenta in ferma
sempre la stessa anche dall'alto
dio ride ai piedi che mi danza
s'alza ondeggia di venti
è sua la voce del tuono
di diadema il lampo
improvvisa istantanea.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

lunedì 12 dicembre 2011

LA COSTUMANZA




Sofisticato
pure nell'infiorescenza
il canto patito
Virgo sul cammino
giaculava ogni ciottolo
pestato a sangue
canicola insopportabile
d'avanzo in poi
troppi gerani spuntano
da questo Nord dissimile
al mio genoma
fin troppi odori barbari
accompagnano
il biancospino


Lucio Galluzzi
©2011CCL


sabato 10 dicembre 2011

EPIFANIA




La dignità impera bassa ai calzari cartonati
sotto l'orlo malcucito d'improbabili vesti
caviglie segnate da mozzi di qua non esci
fermo attento mollettate palpebre il sonno
maledetto agli odori rancidi del malandato
speziato forte così scende lo stesso o è nerbo
sciacquare fino sera notte fonda più ancora
il colore non è come lui vuole ha detto
dice sempre
E' una bellezza intrisa confusa
variabilmente modificata
resa bianca bandiera
sventolata lontana
consegnata
stritolo al ferro pesante
su terra battuta rossastra
non si cresce una rosa che sia una
neppure a maggio
a grappolo scendono dal cielo
giochi traccianti biscotti lollipops
Epifania.


Lucio Galluzzi
©2011CCL

mercoledì 7 dicembre 2011

CASCARA






Hanno detto che è finito un momento
di spazio contratto nella fretta del Tempo
solo nostro di convenzione rattrappata Padre
atavico perso rimorso bolo chimo
d'acido digeriamoci demoliti frenetici
mandibolari suonano d'Armonia vera sintassi
le frequenze sustanziate d'inchiostri

OPACHI

discreto silenzio in cascame nebbioso
limatura magnetica vaporea
copre allontana ovatta mente in gomme
termoreattive
l'udire senza sentito nemmai l'apertura
quale be molle incrocia pochi maldestri
diesis
al centro della volta in croce dissanguina Passione
salita impervia corrosa di venti clorici
battuta la Calva Cima del colle
riconosco crimine dell'umana traccia

INCANCELLABILE

notturno decanta Cascara molta
il poeta.


Lucio Galluzzi
©2011CCL

venerdì 2 dicembre 2011

AAA OFFRESI





Il mio amore ha le gambe mozzate
alla rotula se l'è giocate
senza pensare una sola volta
barattate nel lager dell'indifferenza
a cento euro una botta
della pietà fatta chianina
povera d'anni in offertorio
d'orifizio abituato al troppo
da tanti senza le nuvole in una notte
prese la Luna
ne fece strangolo lento
perché è fatto così determinato
nel vename dello sterminio
un palmo sotto l'ombelico.

Il mio amore ha la testa bucata
e non so quanti cervelli e chiodi
di quali animali
cos'era nella trasmigrazione
dapprima che fosse questa cosa
annodata stretta alle corde
vocali
non sente l'indispensabile
vitale unico traslitterato
superiore pacatezza
ha etichette molte
in più parti spagate
piombate sigillo di stato
l'obitorio in vita
perché è in parti
disuguale il quarto di bue
al quarto della vacca
di corna ambite quattro
o chissà quale altro squarto
si cerca
il mio amore
che s'ama solitario
sfregiato
d'immensa rovina
comune.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

mercoledì 30 novembre 2011

IL GEBBIONE


Una stupendità anemica
passava mai lieve
eppure
sui miei femori
era di un attimo fatto
il sole pieno nelle mie umili dimore
alle caviglie
prese
nel ceppo dei binari
tolto
correva il treno
quello a vapore
profumato d'infanzia
noi dietro le siepi
a gridare tutte le tonsille
al passare.
Ed era bello il Gebbione
di quell'acqua verde
grande smeraldo tra la fine
e l'aeroporto
un nuotare di bisce tante
si rideva ignari
che il piacere
tutto
era denso
Misery non deve morire.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

domenica 27 novembre 2011

BARRAMUNDI / 2




Endossei.
Quei sentimenti d'oro
ora
piombati nelle carie
ai denti marci
smangiati
implantati ai genitali
dei quasi tutti questi.

Questuanti
fin troppo ricchi
d'altro tutto pieni
sfaretrano mascelle d'Orinoco
lì in mezzo alle cosce
estroflesse
ti parte la mano
netta mozzata
moncherina
che muso largo
i buoni gagliardetti
davanti le chiese tue
tabernacula stupa
interiors design
deeper belly.

Facciamo l'amore
masticandoci
ruminosi
trippa alla romana
stomatico
ti voglio bene sai
quell'attimo d'idraulica
pressione e schizzo
poi basta
altre dentiere
che ce ne sono tante.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

mercoledì 23 novembre 2011

HOSIANNA




Si vedeva Giove dorato
passato Rodio
di pulsare l'Orizzonte
basso
come in su se stesso
roteare
veloce
ma l'inizio di nebbia
crea illusa d'iride
Hubble
diceva una lì
forse è astronave
forse
eppure tutto è come sempre
prima
ancora
che lo fosse
di nota sicura scende
la Colonna e il Colore
suo
tra il me
e la ringhiera davanti
precipita
l'Alto
di gravità sonora
747
proprio dentro il temporale
la rocca e la pietra
Hosianna.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

martedì 22 novembre 2011

GIORDANO



Dove sono finiti
quei bambini che eravamo
trasogno in una cantina
di muratori e piastrelle
acre di caustica la narice
punta d'aria infame
senza la parvenza d'un acqua
seppure magari sospesa
vapore invisibile
si stava amanti devoti
della paura quella vera
sosteneva energia viva
scappare forte
ancora più forte
veloce incurante
il ginocchio raschiato
sul cemento rapido di sangue
la bici in piedi subita
per poi tornare al terrore
che si cresce sani
così.

Dove sono finiti
dove
sono
finiti
dove
gli eroi
quelli
che oggi di paura
è minestra a tavola
malgradita
eppure la finestra
non si salta
pro seguire l'anca
al fuoco esposta
ricordi la lingua inchiodata
di Giordano
nel mentre fumava
del Cristo.
Andati.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

sabato 19 novembre 2011

L'INDUTTANZA




Quando finiscono le parole
gli occhi sono protesi
vetri sfera
colore scelto in saldo
può caderne qualcuno
rotolare
tanto non ci si guarda in viso
tirarlo su
cacciarlo in bocca
come una caramella
succhiare
rimetterlo in orbita
siamo così
parti staccate
posticci inutili belletti
come troie profumiamo
ci si offre senza un bacio
che non si mette la lingua in bocca
all'avventura
di una volta e basta

Quando finiscono i sensi
resecati
andiamo giù di torazina
non si capisce
s'è tosse o conato
il bulbo è lo stesso
e ora che l'incandescenza è bandita
neppure un filamento
c'incendia di giusto
dai, che siamo un errore
senza interruttore.


Lucio Galluzzi
©2011CCL

giovedì 17 novembre 2011

THE HUNGERS






Hanno fame. Immensa. Insoddisfattibile.
S'aggirano come ladri di merendine dentro approssimative scarpe.
Odorano di vecchio limone dimenticato nel frigo e muriatico post uso.
E' un pieno totale, in ogni dove, spazio aperto, chiuso, anche quando caghi.
Non smettono.
Mai.
Mentono a tutti, a sé stessi di più.
Sempre.
Sguardo fisso a terra.
Teste chine.
Senza teste.
Solo un'informe protuberanza fresca di barbiere.
Taglio trendy.
Piccoli barmy army.
Congiuntivi confusi a condizionali e blefariti.
Chiedono e chiedono.
Di tutto e qualsiasi cosa ti possano succhiare.
Tranne...
Buchi neri, spugne cosmiche. Dissanguamento.
Non possiedono neppure la decandente romantica figura di un lontano Tepes.
Pazzi in furia perenne.
Armadi chiusi a combinazione bulgara.
Corrono da palestra a calcetto, trombata e venuta, fottono e piangono.
Hanno sempre un problema.
Il loro problema.
Il problema universale.
Te lo raccontano per forza.
Oggligato.
Ti legano stretto, addentano, strappano carni, sfilano arterie.
Le indossano ai polsi.
Fashion.
Sportivo.
Figo.
Iphone.
Giurano d'essere vegetariani.
E Battiato è un Maestro.
Avercelo davanti ne farebbero fare scaloppa.
Non sanno cucinare, ti cucinano.
Hanno un problema.
Il problema del problema.
Sentilo e risolvi.
Senza dati utili. Niente logica.
Bang bang!
Troppo rumore che non hanno il silenziatore.
Alitano gas letali, allora.
Cominci a tirare le cuoia.
Ma il loro problema problematizza il problematico.
Iniziano senza fine.
Scortesi ed inutili come i Geova la domenica mattina alle sette.
Sciacalli senzudito.
Un battito cardiaco l'ora hanno.
Non si smuovono.
Il sale ormai ti segna la faccia, per te lo sai che stai andando.
Serrano ancormaggiore i nodi.
O dai soluzione o megliochemuori.
Insert coin.
Gliene fotte.
Ma fottono.
Esalazione finale.
Sputeranno solo le cartilagini.
Il bollito di testina non lo gradiscono.

Hanno fame immensa, insoddisfattibile.
Ricominciano la caccia.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

martedì 15 novembre 2011

L'ERBA SOTTO I PIEDI





La bellezza, quella, ti colpisce alle gambe.

Netta azzera le tibie e cadi per terra, senza pietà.

E' una sequenza improvvisa di strobo a frequenza cardiaca, calata e appesa al chiasma.

Non se ne accorge di danni creati, passa e basta.

Neppure si ferma o rallenta un attimo, magari un fremito di blocchimagine da portarsi impressa in retina.

Come diceva il mio padre assoluto di lettere, e soprattutto virgole, è uno schiaffo che ti arriva violento.

Ti gira la faccia dall'altra parte.

Un manrovescio così forte da tombarti lo stomaco, altro che farfalle che ci girano dentro.

Il vuoto vero dell'osservate in religioso rapimento e le parole, le parole sperdono come campanelli per tinnito.

Chi ha detto che si è immagine dell'Immoto ha compiuto l'Originale imperdonabile.

Blasfemia.

Ridere forte.

Sganasciarsi di beffa.

Non ascortarlo mai più, mai più, mai.

Starsene lontani dai bestemmiatori ché Luce non possiedono.

Non danno il senso del sentiero.

Ti portano a perdere.

T'ammazzano di luoghi comunissimi, latrine di vissuti, assenza d'atto.

Significante zero.

Se hai mai visto un angelo, che mai può esserti a fianco, se lo hai anche solo percepito d'aura, se e basta; allora sai anche tu dell'accecamento assoluto, unico, raggio diretto, preciso, pupillare.

Balle le nuvole, illusioni di vapore e ghiacci, manco un po' di fumo a far l'arrosto finto.

E' salire il senso.

Andare veloci, un parsec, spararsi in alto.

Abbattere quella velocità fotonica e gli anni cosmici.

Infilarsi preciso tra gli strati dell'Universo che pare Aria.

Castone.

Lì diventare solitario, riflettere internamente, emergere dalla tavola.

Oltrepassarsi senza movimento.

Neppur lieve.

La bellezza non necessita passo.

Falciate!


Lucio Galluzzi

©2011CCL


lunedì 14 novembre 2011

SODIO CLORURO





Non mi hai dato quello che volevo

che tu non volevi darmi

insistente

sustanziata

si richiede nulla costa

abbassando la guardia

s'affonda l'elica

mediterranea

si va

s'ondeggia

echi ancora più sonici nell'acqua

eppure ci voleva poco

bastava darmi quello che non poteva esser dato

un sacrificio

grande come te

il caffè del mattino

scannarsi profondi

polipi d'avvinghio

suffuca

ah, che stupidi gli umani

si mettono la Luna in culo

poi lacrimano

sangue

perché non vedono via.


Lucio Galluzzi

©2011CCL

domenica 6 novembre 2011

FLESH





Se ne stanno lì
sbattuti come sirenette
senza Copenhagen
privi di fiaba
castrati fantasia
abbandonati ombre
divieto visi
non
un
solo
rumore
pronti vegetali indigesti
offrono carni
le maneggiano in destrezza
intorno al vuoto
d'un ombelico imbarazzato
che sta lì
pure lui pauroso
come un buco nero
abituato a far sparire.

Ci fosse almeno sangue
sarebbero anche umani
un po'
ma questo è l'amore
nell'era del macello.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

venerdì 28 ottobre 2011

L'INTERIORE PELLEROSSA


Sia maledetta abitudine

d'abitudine abituata

stesso senso di ruota

anche in retro

comoda poltrona vintage

anche sfondata

accogliente mamma

di braccioli cinti

all'ernia miocardica

contiene

ci si abbandona sicuri

sprofondati in sonno

la mattina successiva è abitudine

ancora

calma ristrutturata facciata

levigata visagista

presentabile quotidiana.


Dal silenzio di un tavolo

cade improvviso un bicchiere

spande frantumi

spara d'acqua il perimetro

un respiro più forte degli altri

che respirano

ancora

la spezzata abitudine

dopo

maledetti noi

abituati

che la ruota scoppia

se ne va senza la scorta.


[Per Enrico, † 26.10.2011]

Lucio Galluzzi

©2011CCL


sabato 22 ottobre 2011

META' TA'



Nascevo squama d'agave
quand'era un'altra vita
distante innumerevoli Acropoli
da questa
sconfinata
Anatolie d'altipiani
porto i segni d'Armenia
negli occhi
il naso racconta passaggio
d'Himalaya
verso quel respiro
laddove neve improvvisa
rompe il disagio
pochi metri in su
esplode il Terrestre.

Nascevo qui ed ora
di sangue porto
sicuro
tutti i sigilli.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

lunedì 17 ottobre 2011

L'ODIO





Ora racconta in quale punto stai
se l'ottone e il piombo
ti sfilano dalla volta
di quella volta al Pantheon
dopo una passeggiata d'acqua e pennarelli
senza tappo dimenticati nella pozza
facevano calligrafia
come meduse
spire a terra
lenti i colori
sinfonizzavano Roy
o eravamo noi
se puoi


dimmi
la punta dell'anfibio
dove scalcia forte
se prende netto quella rabbia
piuttosto
il disperato respiro
rotto nei viali
di polvere Torino
se vai ancora e ancora
seduto sulle ruote
contando i quadri del perfido
completo in cornice tarmica

ho carta di riso
quella vera
e mi vinilico
che s'accende come noi
l'amore
strato dopo strato
ricopro di Tokio
l'oggi
e non ho più un pelo
ma
c'è spazio in questo diedro
di Terra
un piccolo luogo
spigolo
dove
andare
noi?

Lucio Galluzzi
©2011CCL

martedì 11 ottobre 2011

CAPZIONE




Stavamo i noi stessi
miei medesimi d'io uno
galleggianti su d'acque letti
lanciando save our souls
di Morse cuori di notte
qualche
volta
un relitto post naufragio
sintonizzava canini aguzzi
di parto posseduti comantenne
pirati ci sequestravano
affamati
sfilavano le vene ognuna
perfetti cadetti medagliati
ci ammazzavano vivendo di noi.

Giacché tempo passa
senzimparare
ora ho Braille
tutto sul derma
protuso
attendo ciechi polpastrelli
di tatto
a leggermi
offrendo la mia nuova Slovenia.

Lucio Galluzzi
©2011CCL


lunedì 10 ottobre 2011

FENOLOMENAL



Ognidunque
temporali
declinano
svorticando
la stasi
di ferma
senzintervento
superiore
già sovrastano
condizione
corrono
tumulti
in grappolo
intenso
galoppo
non ferrato
s'alzano
santi
puntiformi
d'O3.
Come sotto un pino
di mattina,
appena sveglio.

giovedì 6 ottobre 2011

HAMA IN TTL



S'indorava l'anima

mai la pillola

ai tempi sperduti

dell'altrove andato via

rodiata

d'acciaio spazzolata

senza cromatura

che se colpita da raggio

riluceva di troppa presenza

l'urlo esentematico

tenuto in gola.


C'era un'aria d'occupazione

sospesa

tra nuvole a tratti silicate

quale manna ricopriva

le fami stampate a circuito

macro!


Lucio Galluzzi

©2011CCL


venerdì 30 settembre 2011

PAS POSSIBILE!




Di circa diciotto anni
la prima volta che mi chiamò
non sapevo ancora
non potevo
come potevo?
d'aver mozzata la testa
rotolata giusta in fondo
al dirupo
della linea rossa
gabbio della mia Storia
t'immagini tutta un'altra cosa
ragione fessa umana
invece era di grigio
tonalità tendente a perla
forse pareva raso
leggero come la mia idiozia
lino semmai
quello tessuto di grazia
a lama di pugnale d'amore
nel buio ondeggiava lenta
luccicava qualcosa al centro
solo perché non studiavo
declinava
latino.

Inammissibile
fermare troppo lo sguardo
fissare non è forma
formale
io in formalina calato
non osai ché non si può
paralisi totale.

Di circa diciotto anni
le due volte dopo
era come la prima
chiedevo ai miei stessi
di quei capelli lunghi
neri come lo stupore
non mi rispondevano
non le vedevo i piedi
eppure
sapendo certo d'assenza di rose
gli ori mancavano.

Mi pento e mi dolgo
con tutto il cuore
che non ho
d'aver ritrovato
la mia decollazione.

Lucio Galluzzi
©2011CCL



giovedì 29 settembre 2011

IL TERZO GIORNO





Non è più tempo di ridere
neppure il luogo
fuori spazio il divertirsi
la presenza impone occhi aperti
devi guardare tutto
iniziodurantefine
post compreso
questa realtà d'ora
troppo comoda chaise longue
non aspettarti brand alcuno
anonima seduta senz'analisi
preparazione zero
non sei al cineforum
se applaudi ti macheto i polsi
dormi che ti sprango la crania
vuota
quel tanto che basta
alla costretta visione conscia
sconcia scalpata frattureposta
lì davanti oltre il vetro
che ti fissa
piaga finale aperta
all'emipericardio frequenza
mostrami che vuoi scappare
e t'incollo bracciaperte
Cristocontromuro in eterno.

Non è più tempo di ridere
in fiamme misere l'Ecclesiaste
tutto il corredo insieme
cenere la giustificazione
ti punta l'Offertorio dritto
al centro del petto
oltre il vetro di prima
antiappanno chiaro deterso
si spandestende in nube
la creolina
un colpo netto.

Ecco la costola
non depormi
manco
il
minimo
tocco
permetto
.


Lucio Galluzzi
©2011CCL


martedì 27 settembre 2011

FLUNITRAZEPAM






L'avevo sempre e solo letto
di quell'ardere dalle fondamenta
cibato dai legni scoscienti
di come si guida senza il pensare
all'atto incatena in memoria
d'Annibale la macchina di guerra
totale
più si aggiunge sonno senza sonno
al sonno perpetuo di questi vivi
per caso fortuito d'errore rimosso
più si lasciano andare al fondo
fetale
qui è Benares tutta ormai
infinita distesa di ceneri
acque sobbollono dei disfatti gas
dismisure contenute dai ciechi voi
in tuttotondo levigato corneale
eppure non vedono il non potuto
fecale
là tra le pire c'è quel finire
in fumi di mattina all'alba
è colore di rosso rame fuso
la famosa testa di Dio
qui da noi non c'è cielo a prendersi
neppure a lazo polso fermo
qualche nuvola coraggiosa
sfida le fiamme di Sagunto
le è impedita la pioggia
rituale.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

lunedì 26 settembre 2011

LIDIO



Eccolo qui
lo vedi preciso
il rimanente
che ha divorato
il mio deciso tacere
ora
ragionato
lento come mai è stato.

Eccolo qui
un niente
a te distratto
tale t'appare
di vuotezza la tara
io ci sono dentro invece
non presente
miscelato ceramico
in precisione
dosato
nell'anima a vuoto
sottospinta
immobile e senza cura.

Lasciata.

Eccolo qui
in quattro punto trentatré
melismatico d'offertorio
rimasto solo neuma
emissioni zero
tra un rigo e l'altro
su scale
la mia Musa
Rovina.

Lucio Galluzzi
©2011CCL


venerdì 23 settembre 2011

UN COLPO DI TOSSE






Quando una volta
si sentiva ancora qualche rumore
si era felici di notte
certi della compagnia d'altre vite
insieme unite
ed era un piacere stare ad occhi aperti
indovinare a chi apparteneva
sapere di quel colpo di tosse
ch'era un intero mondo
a pochi passi da poter incontrare.

Non c'è ruga o tremore
a segnare poi il tempo passato
sul viso che come cartavetro
al sole riluce in piccoli diamanti
riverberi che Tiffany impallida
quella fronte dai solchi d'aratro
dice quanto seminato ora è immenso
verde di alberi e strade
colline di case sentieri monti
fissati in un Rabuzin appena fatto.

Si stava per ore ad aspettar mattina.

Quando ora che è ora
non più allora
la notte qualche rumore osa
la denuncia palese d'altra vita
dietro il cartongesso del prefabbricato
anche un solo
timido
colpo di tosse
inquieta
non sai
non vuoi
meglio non puoi
e pugni il muro tu che sei giovane
urli al vecchio di là
crepa e fammi dormire
così all'istante pezzo per pezzo
volta dopo volta senzazzurri
muori tutta una notte morta
per la sveglia agli aromi
la piramidale
s'accende rispettosa
lenta crescente
la luce devozionale
scalda i grani d'essenza finta
diffonde caffè da non bere
un Monticala esce dalla ROM
sul comodino ormai opaca
la nera onice
del tuo Tiffany d'anulare.

Lucio Galluzzi
©2011CCL



giovedì 22 settembre 2011

QUEL MOTO



Similmente
alle domande mai risposte,
così è dato,
fatte e rimaste
domande mai risposte
non riposte
a Quello indefinito
nulla permea tutto
tutto è nell'Uno
l'Uno inesiste senza i molti
concetto zero
similmente
alcuna turbolenza
nemmanco impercettibile
increspa
la colonna gravitazionale
Ascendenza e Discendenza
in canone fisso
cadono Angeli sulla Terra.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

domenica 18 settembre 2011

PRADA






Ce n'è abbastanza per tutti
di ricchezza
credimi di ricchezza
ce n'è abbastanza per tutti
da sempre
neppure da quel giorno
quando ammazzarono Carlo
il nero diventò cielo
i libri scolorirono
neppure
i macellai oggi candeggiano
delicatamente
uniforme e mostrine
lucidano i denti
oral B 3D
professionali perlite
Prada amore loro
di loro il Papa amore
nel mentre benedice solvendo
il coagulo proiettili
quale gomma?
Di quale gioco?
Fatima madonna mia
munita alla testa
piombata la corona
dal culo estratta
d'un altro bestemmiare
ad ogni Angelus
scende non il drappo
dalla finestra sul cortile
sipario immerso
gronda ruscello in piena
esonda il sangue
esatto colore delle scarpette.

Ce n'è abbastanza per tutti
di ricchezza
non spergiuro
di ricchezza
ce n'è per tutti
ben più che abbastanza
neppure da quel giorno
che ammazzarono Carlo
mise piede
miseria d'idea
il cecchino raccolto
neppure un passo
indietro
il macellaio non smette
i candeggi alle nuove divise
prendo un uovo intero
un tuorlo
olio leggero di semi
salo
Salò
zucchero ombra d'aceto di riso
veloce immergo
il minipimer
dal basso all'alto
riesce sempre così
la maionese
aggiusto di limone
Al Arabya mi porta a Damasco
fermarsi rispettosamente qualche attimo
in raccolta
solo
qualche attimo
solitario
poi tuffo l'indice nella salsa
lo succhio goduto
i cuori di palma
insieme sono la sua morte.

Mai è cambiato
quelli ammazzano
gli altri
che sono sempre quelli
non ammazzano
ma lo stesso ammazzano
d'intellettuale organico
dal palco
io scrivo una poesia
e ti truffo.

Lucio Galluzzi
©2011CCL






venerdì 16 settembre 2011

VENERE LESA LUNA





Sono nato oggi
nel bosco dove la quercia
è caduta
succede senza successione
difficile capire come
ma
quando cade una quercia
per secolare che sia
in un attimo solo
sparisce
resti lì fattosenzesserfatto
il bosco non è più bosco
cambia nome
cambia luogo
né più albergo sicuro
celato
per gazze e merli
né più castello di torri
dimore d'insetti minuti
sfalcia l'erba sotto i piedi
le talpe possono purtroppo vedere.

Sono nato oggi
sette ore e diciassette minuti fa
esattamente
nel non bosco senza quercia
mi manca la benzina e ho paura
non suona più il telefono
lo avrebbe dovuto fare alle 6.20
prima di tutti
ciao amore diceva
amore ciao
a me veniva in mente Dalida
i suoi polsi
non mi faceva ridere
ora che non c'è
né più un ramo per l'altalena
dovrei prendere posto
ridare il bosco
ma il mio amore diceva
"siamo sterili cose
non seminiamo
non raccogliamo".

Anima caos
classici conversazione cuore
dialogo emozioni etimologia
evasione infanzia luogo
memoria nostaglia
ricordi riflettere rumore
silenzio tempo toccare
vaticinio.
Basta così.


Lucio Galluzzi
©2011CCL




giovedì 15 settembre 2011

6,02x10 ELEVATO A 23





Sospeso
stratificato
negli orizzontali
di questo cosmo
assegnato
ci
mento
quando ignoro
l'addentrato rumore
immobile
della nota bassa
impronunciabile
non orchestrale
sottesa
d'armonica ottava
una sola emissione
respiro
del moto
ciclo
orbita pesata
i corpi danzano
intorno
e mai cadono
immutato apparente
il lume
che fotoelettrica
Dio
la meraviglia.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

mercoledì 14 settembre 2011

TALLONI



Quei frutti non maturavano mai
nei mattatoi dove ho dimorato
fermi a neppure colore preso
i germogli
era tutta una guerriglia di tendini
tesi
pronti allo strappo
pagare saldare mangiare
mangiare saldare pagare
la fame
a centinaia le tachee aperte.

Quei frutti cadevano acerbi
nei mattatoi dove ho dimorato
a terra s'aprivano arresi
spandevano colonie d'emazie
conquistando segatura
le immaginavo impronte
piedi pressati
su esofagi
dall'alto del gancio al soffitto
altalenavo
nel mio Abu Ghraib
la fame
a migliaia le mani aperte.


Lucio Galluzzi
©2011CCL

martedì 13 settembre 2011

LA POESIA






E' quella cosa chiamata poesia
che tu allora vorresti scriverne?
Della quale.
Di cui.
Esattamente quella identica oggetta
scatolame
reparto drogheria
metterti lì da solo
lacrimare
singhiozzare
nodo alla gola
scorsoio
liscivia alla corda
volendoti poi nel mentre
tu stesso
tanto e tanto bene?
Vorresti davvero fartela
posizionarla
girarla
ad angolo
piantarglielo
spingere
a fondo nel fondo
alla baciata
rotta
endecasillaba cadente
la poesia.

Siccome la sera
ogni sera
tutte le sere
qui dietro nella conigliaia
vicina
inumano strilla di bimbi
sotterra precisi
prima gli strappano labbra
troncano i piedi
dormo attento gli esterni
dai muri mi gronda il sangue
sopra la lavabile
acrilica
Atrofico poi
mi coglie quel Sole
improvviso
m'accende diseducato
esso che non avverte
quand'illumina
lo so
quello è il dolore
lucido incerato
della vita
il mio fucile sempre carico
non sa
perché io non so
in quale bosco
addentrare la caccia
alla felicità.

E' di questa cosa
che vorresti scriverne di poesia
chiamandola?
Tu con il cuore in mano
a piangerlo depresso
lo stesso
tu.

Scolo.
Liquami d'avanzi
al mercato.


Lucio Galluzzi
©2011CCL

domenica 11 settembre 2011

NIRURI




Non si guarda mai abbastanza
l'apparente insignificante
abbandono
che a niente serve
dicono
i tutti
nulla
numerari
plusvalorici
dopo mesi
stando così le cose
che non stanno mai
permanenti stasi
non essendo condizione nostra
tra le fughe strette
angustia d'architetto comunale
esattamente in quelle
il prato sotto
esplode d'ira
dimostra
il facile uscire dallo schema
insegnando saggio
l'occupazione di suolo
senza slogan
determinato
s'allarga
spande braccia
a mani pronte presa
di perenni rampicanti
uniscono
proseguono
ogni volta più forti
ogni volta più folti.

Mi siedo ogni giorno
nello stesso punto
annoto la progressione
sicuro di quell'Opera
in mezzo all'orda
dei senza sensi
so che il mio ottavo
sa
che io so
me ne sto zitto
anche quando
puntuali
tre volte l'anno
per delibera
irrompono gli accalappiaerba
e dopo guerra totale
tutto è maledetto ordine
illusa pulizia.
Ci metterà pochissimo
il prossimo soffione
a mostrare miracolo.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

venerdì 9 settembre 2011

RAL 7016

[da leggere sospirata, sincopata, veloce
con questo sonoro http://www.youtube.com/watch?v=oppXT734PaY]





Antracite
lento deflusso
oracoli
d'Elfi
esofageo
attraversamenti
privi d'attenzione
ossiriduzioni
flebili fili d'erba
s'aprono ombrelli
d'enormi meduse
ai cieli
di pioggia ferma
trattenuta
trappola
senso asmatico d'Epicuro
il quarto caduto
Partenone
corride spadate
arena rossa
segatura
grumi
l'orecchio alla dama
stilla l'abito della festa
traspare
la carne
Olè.

Antracite
Londra fumosa
il ponte sopra
un ponte di passaggio
civile alta
melma
fanghilia
in seduta fissa
famiglia
sbatte un passero
metro
politania
al vetro
spegni quella luce
adesso
spiuma piccolo
alba
cinerea
minor alpestris
urbica collurio
senator excubitor
alla campana
urtando vai
finché non muore il porno.
Olé!


Lucio Galluzzi
©2011CCL

martedì 6 settembre 2011

ERA LA MADONNA



Dovevo portare le scarpette immacolate, quelle di marca buona, che fanno camminare bene i bimbi.

Odoravano sempre di bianchetto fresco. Lo ricordo quell'odore: vernice fresca e leggera trielina. Lo ricordo quell'odore. Lo ricordo bene.

Tutto il resto addosso era coordinamento, niente stampe ricami sberleffi non ridevo mai guai alle fotografie perché gliele rovinavo.

Tutte.

Appena capivo ero smorfia niente posa semmai un minuto corpo contratto.

Lì appaio spastico.

Sempre.


Scappavo solitario innamorato catatonico d'ogni elemosinante barbone pifferaio sciancato mutilato, li seguivo andavo dietro per chilometri nella città, sempre poi i carabinieri mettevano fine al viaggio riportavano alla reggia il piccolo principe: tutta una festa per il ritrovato non rapito.

Fino alla successiva ipnosi


Scendevo lo scalone terra battuta rossa che dai ricchi portava all'inferno nel vicolo del non si va mai lì, me lo facevo tutto ed era meraviglia incurante magia di fango fogna a cielo aperto, immergerci le bianchettate, empirico del lurido laggiù alla penultima baracca, prima della curva, verso la seconda discesa al male.

Un vecchio muto ogni mattina suonava un trombone

mi bloccavo lì davanti adorante la coulisse, ad ogni avvicinamento a me scopriva schiuma e bava di sputazza.

Non me ne andavo.

Non potevo

Venivano a prendermi i lacrimanti ed era di nuovo festa.

Per loro.


Smisero gli alleluia

dopo la mia entrata di corsa

dal macellaio

era enorme il quarto di bue

agganciato

fumava

al centro pulsava qualcosa

ritmico

come un cuore

dissi che era la Madonna

nella mia testa

lo dissi anche dopo a voce

ho visto la Madonna.

Lo dico ancora adesso.

Era la Madonna.


Lucio Galluzzi

©2011CCL


martedì 30 agosto 2011

Adyar






Come invenzione
per salotti di quella fine 800
le madame grasse
da cappellini impropri
poco protette
uscivano di testa
e da quel buco
s'abbandonavano flaccide
poltronate
strette sui divani
l'une alle altre
supportanti l'amica accanto
squittendo
posavano gli occhi a terra
sul tappeto coloniale
in finta imenità
mentre
il barbuto mercante
esibiva il vampiro
solo d'aria fatto
mai compiuto
tutti e due

Ed era così
in quei posti
allora
esattamente
in quei posti
era così

Si sta uguali
oggi
solo meno legati
lasciando spazio tanto
che non ci si sfiori
i gomiti
s'ascolta il vero adesso
fissandolo
senza timore
si è
senza orecchie
pupille acidate
insieme solo per quello
donne e uomini
al segnale fisso
preghiamo Pavlov
di nuovi assenzi presi
senza bialcol
recliniamo colli
che s'offrono
e non soffrono
di quel pulsante carotideo
appena affondati
schizziamo
sopra
e
sotto
al campanello
fatti d'acquolina
tanta.

Ed è così
nei nostri posti
oggi
esattamente
nei nostri posti
è così
che sono i loro
posti
che sono nostri
posti
i loro.


Lucio Galluzzi
©2011CCL

lunedì 29 agosto 2011

Di te





Di te
altro non resta
se non deboli scie
biologiche poco umane
lasciate nottetempo
da lumache
sui muretti a secco
delle mie stanze

Madreperlano per poco
al primo umido
calcificano
ed io spero in pioggia
potente
allagamenti
esondazioni
voglio essere alluvionato
gustare la beatitudine
della corrente
che porta via

Di te
altro non è rimasto
se non l'occupazione
accerchiamento
blindati contro il mio sonno
nervini a sapienza dosati
fenolo come adrenalina
intracardiaco
ad ago smisurato
spinto tra le coste
sbagliando spesso sempre
e il nero dei giorni d'assedio
che freddi
sapevano di borsa nera
e disastro polacco
post bellico

Epidurale
eri.
E fu di colpo
il mio 25 aprile
non sapevo sparare.

Di te
non resta
neppure un inutile bossolo,
niente
solo un lieve rumore
a volte
che trasalisce
il riposo la notte
gli occhi restano poi aperti
fino a mattina.

Lucio Galluzzi
©2011CCL


venerdì 26 agosto 2011

FünfundFünfzig







La cinquantacinquesima lezione

non è mai iniziata

è ancora lì che aspetta

e può aspettare

impossibile andarla avanti

come nei bagliori dell'anima

è impraticabile

al comune conoscere

e la lascio perdere

la mando a perdere

io quel vuoto a perdere

senza cauzione

non ho voglia di restituzione

anche la rima è un caso

fortuito

inserito nella libertà del non fatto

programmato

schedulato

Quanto è vero che ad un limite

inconoscibile

tutto si smette

abiti compresi

che hanno fatto il monaco

no reservation

mi porti quel che capita

scelga lei per me

non ho gusto.


Quella maledetta

la cinquantacinquesima lezione

mi fissa

io che sono bravo nel non pesare

mi giro dall'altra parte

mi parlo d'altro

mi rido

con da sempre

quel bostik giallo tra le labbra

se provo a tradirmi

si strappano

è disciplina

completa

solo ora ricordo

quando mi nacqui


Scendono lievi dai sentieri

i tiepidi giovani

venti timidi.



Lucio Galluzzi

©2011CCL

domenica 21 agosto 2011

Fiere




Non c'è per nessuno

per nessuno ce n'è

che vuoi sentire tu

mai provato quello che il Poeta

descrive d'ala imbecille

schiaffo sulla nuca

e parli troppo del troppo

superfluo

come te

noi tutti

branco di fiere

dai carrozzoni cattivo gusto

fetido odore

si balla e saltella

un continuo

non c'è tregua

non ce n'è per nessuno

è continua questa guerra

personalissima

estesa

interstiziale

mattino sera notte aurora

niente pause sempre a scavare

per nascondere verità

e noi stessi insieme

sottoterra

stratificati

frequentiamo i precedenti

giardini pensili fossilizzati

vite d'altri esposte in pietra

tutto d'un colore solo

piombo fuso

non ce n'è per nessuno

e nessuno c'è

solo l'archeologo s'accontenta

mi spennella

spolvera

soddisfatto

la scoperta.


Lucio Galluzzi

©2011CCL


giovedì 18 agosto 2011

Hu diyelim





Mi desertifico

mi nego

al frastuono

al rumore

a questo presente

al loro minerale

mi trovo Sorgente

all'acqua originale

immobile

sospesa

ed è lacrimale

l' immersione

causa iniziale

mi emana

respira la Vita


Abbandono del tutto

la legge

la tutela

dimentico il tempo

la mia convenzione

tacciono i sensi

le tribolazioni

ormai sono unione

pulviscolo tra le cose


Posso sentire echi di Cesare

cicute nei calici

la gola accogliere

asini andare

il fumo di Brema

fior d'aranci a Cartagine


āsato ṃā sat gamayā

tamaso ṃā jyotir gamayā

ṃrityor-ṃā āmritam gamayā


Ascolto

la notte passare

la stella nascente

che rotola al giorno

la signora in lini

canta e profuma

lenta cammina

verso gli incensi


Non ho desiderio

niente dell'indietro mi prende

il tutto si muove con me

che mi muovo col tutto

e dormo

nel Giardino

tra erbe e rugiade

mi parlano i cervi

s'illuminano i grilli.



Lucio Galluzzi
©2011CCL

lunedì 8 agosto 2011

THEY THE PEOPLE - 2



Adorno Suite


Anche in piccoli gruppi riuniti i singoli ai singoli amano la mattanza.

Si svegliarono tutti alla medesima ora. A dire il vero, qualcuno prima.

Avevano programmato dall'anno precedente, nelle sere d'inverno e ghiaccio, tra rutti di birra popolare e carni alla griglia, l'evento battesimale.

Senza mogli, si dissero.

Quel mattino erano tutti un fremere muscolare.

Rico, che non usciva mai di casa senza aver puntualmente eiaculato sul ventre della sua donna, saltò l'idraulica.

Fu come miraggio vedere Selmo già pronto, lì davanti al porticato di casa, dritto e teso come lo scorsone il giorno di San Giovanni.

Quando i simili si trovano tra simili non tardano tra loro.

Hanno una sorta di radiocontrollo satellitare incorporato al polso, spaccano il secondo, all'unisono. Tutti.

Alceo mise il barcone, uno ad uno gli altri portarono gli strumenti.

Se il fine è simile e i mezzi identici, gli umani dalle proprietà comuni mortali, in insieme univoco, senza conoscenza alcuna d'Eulero, compiono l'atto di volontà.

Basilare è che l'atto sia idiota.

Sapevano che esattamente a neppure cento metri dalla riva li attendeva la barca di Duiga.

Ed erano già lì, all'incontro. Pronti.

Per loro fu un gioco da nulla scendere le reti e fare la camera di morte.

Portoscuso li fissava da dietro, Carloforte a oriente, lì vicina, immobile, come sempre.

Pasturarono e passarono i tempi canonici e iniziarono a issare.

Strano che le esche fosse rimaste intatte.

Ma quando i figli di Machiavelli vogliono portare a termine l'impresa, costi quel che costi, lo fanno, senza dubbi o domanda neppure di rito.

Fu pesca miracolosa, arpionavano e buttavano sul ponte i corpi di uomini, donne, bambini, giovani.

Senza un filo di grasso inutile.

Nessun dimenamento.

Le acque erano finalmente di nuovo rosse come ai tempi permessi.

Da lì, poco ci voleva per l'acqua internazionale.

Non c'era da perdere neppure fatica per sistemare le prede nelle gabbie d'ingrasso e attendere.

Barattarono il raccolto con l'abituata nave giapponese, in cambio trenta piastre d'argento per ogni pezzo e Tequila col verme per tutti.

Il moderno e colorato Pearl Harbor oggi si chiama Sushi.

Prima dei bocconi, gli umani pregano e ringraziano il loro Signore per il cibo benedetto donato loro anche oggi.

E siccome i Signori sono tanti, sparsi nei cieli del del globo, le tavole imbandite diventano Babele.


Lucio Galluzzi

©2011CCL