
Di te
altro non resta
se non deboli scie
biologiche poco umane
lasciate nottetempo
da lumache
sui muretti a secco
delle mie stanze
Madreperlano per poco
al primo umido
calcificano
ed io spero in pioggia
potente
allagamenti
esondazioni
voglio essere alluvionato
gustare la beatitudine
della corrente
che porta via
Di te
altro non è rimasto
se non l'occupazione
accerchiamento
blindati contro il mio sonno
nervini a sapienza dosati
fenolo come adrenalina
intracardiaco
ad ago smisurato
spinto tra le coste
sbagliando spesso sempre
e il nero dei giorni d'assedio
che freddi
sapevano di borsa nera
e disastro polacco
post bellico
Epidurale
eri.
E fu di colpo
il mio 25 aprile
non sapevo sparare.
Di te
non resta
neppure un inutile bossolo,
niente
solo un lieve rumore
a volte
che trasalisce
il riposo la notte
gli occhi restano poi aperti
fino a mattina.
Lucio Galluzzi
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