
che tu allora vorresti scriverne?
Della quale.
Di cui.
Esattamente quella identica oggetta
scatolame
reparto drogheria
metterti lì da solo
lacrimare
singhiozzare
nodo alla gola
scorsoio
liscivia alla corda
volendoti poi nel mentre
tu stesso
tanto e tanto bene?
Vorresti davvero fartela
posizionarla
girarla
ad angolo
piantarglielo
spingere
a fondo nel fondo
alla baciata
rotta
endecasillaba cadente
la poesia.
Siccome la sera
ogni sera
tutte le sere
qui dietro nella conigliaia
vicina
inumano strilla di bimbi
sotterra precisi
prima gli strappano labbra
troncano i piedi
dormo attento gli esterni
dai muri mi gronda il sangue
sopra la lavabile
acrilica
Atrofico poi
mi coglie quel Sole
improvviso
m'accende diseducato
esso che non avverte
quand'illumina
lo so
quello è il dolore
lucido incerato
della vita
il mio fucile sempre carico
non sa
perché io non so
in quale bosco
addentrare la caccia
alla felicità.
E' di questa cosa
che vorresti scriverne di poesia
chiamandola?
Tu con il cuore in mano
a piangerlo depresso
lo stesso
tu.
Scolo.
Liquami d'avanzi
al mercato.
Lucio Galluzzi
©2011CCL