domenica 27 ottobre 2013

KUBELKA: DEL MANGIARE IL CINEMA


 

Quando uno dei miei Sensei cominciò ad insegnarmi gli istanti infiniti, fu difficile non solo apprezzare il lessico dell'ossimoro paradosso, eppure lui era il mio Terzo, dovevo esserne abituato.
Decostruire il Tempo, affrontare in ZaZen presente l'incedere prima della lancetta dei secondi, poi passare ai minuti per arrivare a vedere, in una giornata intera, la sfera delle ore correre sul quadrante di un piccolo orologio da donna a carica manuale.
Passò poi, dopo qualche mese, ad indossarlo Sua Venerabilità, sedeva davanti a me ed io, senza distrazione d'occhio alcuna, dovevo, nell'immobilità presente, vedere quello scorrere circolare orario, solo la minuta lancetta.
Di volta in volta, il Sensei, si allontanava sempre di più, arrivo' a togliere le lancette dei secondi e minuti, lasciando le ore.
"Guarda il Tempo circolare!".
Fino a coprirlo, l'orologio, con la manica del Kesa, guardavo il Tempo circolare.
Smontarti pezzo dopo pezzo, riporre ordinatamente i componenti davanti al tuo Zafu, osservarli, senza fretta, nudo d'intenti, abbattere meticolosamente l'impalcatura/cattedrale nel deserto della facciata, quella che ti gira intorno a 360°.
Distruggere quei motorini della meccanica acquisita, toccare con mano ferma il moto Browniano, realizzare la negazione dell'Uno matematico e metafisico: sentirsi.
I Sensei sono tutti pazzi, ti offrono la Struttura della Magia come un bicchiere d'acqua fresca in un Ferragosto rovente, dopo che ti sei fatto di pizze fritte e leccato sale per capre, senza una parola in più: bevi!
"Signore!", diceva il giornalista al Santo, "stia attento, il té che mi sta versando trabocca dalla ciotola, cade nel piattino e gocciola a terra..."
Fino a quando la tazza sarà piena, come la tua testa, del tè non capirai nulla.
"E' nel vuoto del vaso che sta il senso dell'uso, è nello specchio vuoto l'Essenza dello specchio sè stesso."
Eppure arrivavo preparato da un buon insegnante di Didattica, che tutto mi aveva dato di Ivan Illich.
Assaporare in frequenza il Paradosso per pulirsi è dolorosamente necessario.
Altrimenti resta dormiente e non preoccuparti oltre, vivi solo il tuo sonno eterno in questa vita cieca, sorda e muta, come te.

 

Peter Kubelka è del 1934, figlio di musicisti e cuoche viennesi, eccellenti cuoche.
Diligente nello studio, preferisce però  le dure discipline delle arti marziali, determinato diventa campione di lancio del disco.
Fino a che incontra il Cinema.
Dice:"per quindici anni ho pensato solo a questo, poi ho deciso di despecializzarmi, perché non mi piace il big bang che stiamo vivendo, in cui ognuno di noi si dedica ad una sola forma di espressione, ho deciso di fare di tutto e di farlo come piace a me, sperando poi che piacesse anche a qualcun altro."
In quindici anni di duro lavoro cinematografico, Kubelka ha prodotto film che proiettati uno dietro l'altro occupano all'incirca venti minuti in totale.
Brian Eno, per lui e solo per lui, ha progettato e realizzato a New York una sala di "visione immersiva": poltrone con capottine che isolano lo spettatore dai vicini, auticolari olofonici, disposizione dei posti ad anfiteatro e soprattutto schermo orientabile a 180°, diagonalizzabile, flessibile, polimorfico.
La sala è aperta 24/24.
Kulbelka non guadagna con suoi film: "per 14 anni non ho avuto un soldo in tasca"; così a metà degli anni '60 si trasferisce negli Stati Uniti ed inizia a partecipare ai più importanti eventi/stages del cinema d'avanguardia: è co-fondatore dell' Anthology Film Archive ed è parte del direttivo della Filmmakers Coop di New York, nonchè docente in una cinquantina di università tra cui Harvard.
E' titolare a Francoforte di una cattedra che ha ribattezzato  «Classe di insegnamento di cinema e cucina come forma artistica».
Durante le proiezioni dei suoi lavori, eventi che chiama ad esempio "Metafora del Mangiare", usa il cibo come mezzo di comunicazione, partendo magari dalla pasta.
Il cibo come "il più antico mezzo di trasmissione" viene usato in interventi pratici di culinaria; "nell' arte della cucina le espressioni sono tridimensionali come in architettura, ed è la bocca in questo caso l' organo più idoneo per la misurazione degli spazi."
Così, la pasta diventa architettura per la bocca e se al dente, si misura meglio.
Nel suo è "Il Cinema Metrico", la pellicola è "unità di misura essenziale per partiture formate di contrappunti visuali e sonori."
Ogni suo fotogramma è impressionato singolarmente .
Cinema mangiabile, film brevissimi, pubblicità per birra, porno estremo eluso alla vista chiara, memorie per l'Umanità, tra una forbice, bisturi e consevazione delle Opere in perenne stoccaggio alla Cineteca di Vienna che ha fondato.

Lucio Galluzzi
C2013CCL


Bibliografia:
click sui links


Arnulf Reiner, 1960

Monument Film, 2012/2013, con intervista a P. Kubelka 

Referencias experimentales, FactFest, 2013

Pause! #1

Pause! #2

Offenbach 

Unsere afrikareise 1966 - Part 1 

Unsere afrikareise - Part 2 

 



 




sabato 26 ottobre 2013

COMPOSTA MARINA!

Caro amico mio che non ci sei non ci sei mai stato non ci sei mai voluto essere in essere ma solo apparire per il te stesso spesso troppo spesso per il sesso stesso qua e là speso senzamore ai margini dell'uragano che tutto prendono e scaraventano come le vacche negli USA piovevano rovinose.
Non sei spendibile gli oggetti hanno fatto la 'loro' Storia altrui gli altrui nessuna Storia sei senza Storia un solito seminato insolido binari dai quali non esci mai frase fatta sorpresa zero sorriso negato scampi sempre scampi purtroppo alle raffiche di mitra coturnato non Achille che il tuo tallone è saldo non lo svendi cammini pesante a calci scosti i morti non li vedi fai rumore schizzi e fotti piangi poppi latte lo dice da troppo tempo che si vuole ammazzare sono anni che lo dice.
Il morto non crede al morto vivo specchio delle mie brame riflesso caduto nell'acque oh come sei bello or c'affoghi di beltade solo dante mai prendente.
Eppur sarebbe Arte l'impalata tua issato per l'ano su a creste Carpazi contro turchi finalmente finito a far paura una benedetta volta davvera utile.
Non è spendibile la presenza.
Non c'è monetizzazione nell'esserci ancora.
Non ha mercato l'ostinazione didattica.
Come dare perle ai porci una volta passi anche la seconda comincia a puzzar di Satana la terza son coglione io.
Occorre urge andarsene presto.
Nascondere tesori da Occidente a Oriente.
Restituire al Buddha lui stesso.
Krisnamurti smise di parlare quando nacque quel tizio.
Nonunasolaparolaperventicinqueanninonunasolaparola.



Non c'è altro da impegnare in questo ultimo atto se non carne personale la fattezza esteriore neppure più corpo è morto il proletario pure cancellato in eterno nessuna piazza via chiesa cortile spiaggia sala distesa di sale Balkan pallida senzorizzonte sensoriale macchiata in lunga fila zafferano rosso sangue monaci in Burma sfilano alla pioggia scalzi sotto macete BANG s'infuocano oh devi pulire lo schermo Iphone con dovizia di particolare meticoloso lasciando zero traccia rispondere alla chiamata tatto d'orecchio risporca pulire di nuovo l'hai toccato cancella sono unti i polpastrelli dovresti tagliarli lavarli disinfettarli toglierli sostituirli limare unghie staccarle UV evitare contatto di coseoggettipersoneamorilabbra tappartiorecchie mettereinsalamoial'uccello preservarti creoline chiuderelefinestre SHHHT cazzo!
L'Arte è il movimento preciso staccato dall'Anim lasciato libero agente incondizionato senza critico presentazione dibattito pre post traduzione così come esce a cadere totale incurante tribunali di forma giudizio sostanza.
L'Arte è Anima di una vita offertorio pubblico nulla nascosto/rappresentato esattamente com'è vita.
"Tu con le mani spacca tutto demolisci distruggi guida forte devi crearti degli spazi per organizzare la tua morte" 
E anche per oggi non se ne fa niente di questa Rivoluzione non se ne fa niente.
Non sono stato mai amato neppur minimamente voluto bene perché il bene l'unico solo me lo sono dovuto sempre dare io.
Non sei stata mai amata neppur minimamente voluta bene perché il bene l'unico solo te lo sei dovuto sempre dare tu.
Non hai mai amato neppur minimamente voluto bene perché il bene l'unico solo te lo sei preso sempre da chi non hai amato che ti ha amato.
E' ora di finirla.
SHHTTT!
Ora è ora di finirla.


 




Quando fui morto che lo ero da tempo di già li sentivo ad organizzare cose strane non è il caso di lasciar traccia ai non traccianti così la Volontà d'andar per Paria smembrato d'arti ai Cardinali che finalmente uccelli mi prendano come mai mi presero il tronco a Scimmie guardiane di qualche rovina sacra anacoreta nepalese o che cosa me ne fotte la dipartita non è mai geniale semplicemente banale distacco elettrico stupida abitudine umana come disperso sono stato per questa vita che mi si perda perso.
Occorre solo lasciar Traccia Forte d'Opera l'AnimⒶ Testimone che ancor nell'aria tua le senti tutte le Grida di Cesare.
E dell'ultimo Lupo sacrificato marsicano.




- tempo di stesura: una notte intera
  tempo di gestazione: una vita intera
  didattica: Alda Merini -

Lucio Galluzzi
C2013CCL

domenica 15 settembre 2013

FA DIESIS MINORE

Il dolore non so dove trasporterà tutta questa gente.
Di certo non nelle braccia gli uni degli altri, neppure presi per mano, sicuramente lontani.
Il dolore metro e peso d'umana presenza in queste terre, discriminante d'accesso a fratellanza, imprinting per riconosce simili, lo dimenticano.
Come hanno sempre fatto per ogni benedizione.
Hai presente le appena vedove in India?
Parenti, figli, amici, curiosi, brahmani, perfetti sconosciuti gridano più della moglie per coprirne le urla, s'ammassano su lei, la buttano sulla pira; come da sempre, lì, si dirà, tutti diranno, che la poveretta s'è lanciata da sola nelle fiamme.
Il dolore annegato nel fuoco.
Le ceneri affogate nel Gange.
Solo la morte celebrano santa.
I morti da morti li salgono al paradiso.
Mai la vita, il vagito, i piedi che corrono, la lotta qui ed ora.
Questi esseri che si sono chiamati umani, d'umano si sono dati solo il trascendente.
Sono contraddizioni in pena erranti.
Schiavi eterni, non di padroni e Olimpi, vittime e carnefici di se stessi medesimi.
Così è che l'amore è terminato, scarico, da tempi e tempi.
Scatarrato a terra come un Big Babol pannaFragola dopo solo 10 minuti di masticamento e succhio.
Rifiuto non rinnovabile.
Una volta quelle cingomme le addizionavano con intestini di ratto.
La moda cambia.
Ora sono più 'pulite', umanamente accettabili a livello internazionale.
Fanno così con tutto.
Sterilizzano e rendono accettabile come negli Ultracorpi.
L'amore l'hanno depurato, evirato, aspermizzato, distillato, pastorizzato, esposto al Cobalto.
Ora è similmente santo in morte e dolore negato su pire parentali.
Giammai parenterale, l'anale implica godimento almeno d'uno, quindi no, se lo negano.
Se lo menano.
Forse seppure.
Anzi, neppure.
Mi ritrovo spesso, quasi un continuo,  col volto tuo che è il mio.
Vorrei cancellare il quasi.

Lucio Galluzzi
C2013CCL


venerdì 13 settembre 2013

GIARDINI

Come gabbiani urlano i bimbi quando giocano
o sono i gabbiani che giocano ai bimbi
acuti sopra ottave superiori oltre le nuvole
noi non apparteniamo al leggero
si è fuori dal mondo della magia
pesiamo di scarpe che offendono erbe
incapaci al volo gelosi d'effimere
eppure quelle in arco di minuti sono Luce
arcangeli d'iridi pur senza Sole
la notte splendono
di giorno tessono tappeti
sete calate dirette alla Fonte
Come rondini la sera ai campanili
girano le biciclette dei piccoli a rotelle
la gioia senza condizione alchemica
trasmuta in voli su mari
i gabbiani di prima
armoniche accordo d'aria
sale Haendel
sono sordo.

Lucio Galluzzi
C2013CCL

sabato 3 agosto 2013

HAIKU #2

... in tutto quello che la vita si contiene
da basse orbite d'occhi su prati blu
celeste d'armonia la danza verso fonti
si flette rispettoso il gelso
alle farfalle.

Lucio Galluzzi
C2013CCL

THEY, THE PEOPLE [Adorno suite]

[colonna sonora]




Quelli che non sanno più amare e ti dicono che non possono perché non è più tempo, incapaci d'ammettere a se stessi la solitudine nella quale si sono cacciati; non la vedono neppure la miseria del proprio condurre, ma giudici con gli ermellini, sentenziano sull'amore altrui, lo sbranano, se ne servono come trippa coi fagioli, ma loro sono vegetariani, anzi vegani. S'interessano ai cuccioli abbandonati, ne fanno, apparentemente, loro ragione di vita. Tutto il resto non c'è, neppure i cuccioli d'uomo; spersi nei canili della propria disperazione compilano editti, collezionano orrori e se tu non la pensi come loro, allora devi morire.
Quelli che le maschere di carnevale non se le tolgono mai, false personalità sempre più paludate, dicono una cosa per farne capire un'altra e l'italiano lo usano come optional; neppure la notte, a letto, si mostrano il viso, stuccati, scagliolati, cesellati, dipinti come madonnine, identici alle bottigliette virginiane d'acqua di Lourdes, amano Dio e strafottono il prossimo. Bugia dopo bugia, bestemmia dopo eresia. Eccome si battono il petto per i peccati altrui.
Quelli che Cristo in croce che dolore, armati di chiodi rugginosi, mazze e martelli, sempre pronti alle crocifisisoni dello straniero da loro, l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo togliendo chi loro pensano peccatori dal mondo. Raccolgono il sangue condito e zuccherato, ne fanno confettura per crostate, si ritrovano a salottare tra un tè obbigatoriamente biologico Zen e fette di morte ben allineate su Tognana di lusso immacolata.
Quelli che non hanno altro da fare se non cercarsi un Maestro e lo trovano, eccome se lo trovano! Non ha importanza se truffatore o meno, basta che si dichiari Maestro. E giù a versare donazioni obbligatorie per lo spirito e la conoscenza che non prevede mai la visura del conto corrente del Guru di turno. Ma è Maestro e come tale lo seguono, nel bene e nel male, soprattutto nel male. Ignoranti che da una vita non studiano. Deficienti clinici che sanno approfondire questioni solo memorizzando Gazzette dello Sport e prodezze di squadre in mutande. Ma hanno il Maestro. E' la moda. La novità. Un Maestro formato Iphone 5 e se sei proprio sfigato e non te lo puoi permettere c'è sempre l'ultimo Samsung, Galaxy, a rate.
Quelli che sono tutto un accumulo. Possedere e possedersi. Avere piuttosto che essere. Esibire il supefluo perché oltre quello non hanno altro. Se si tolgono la mutanda elasticone Kelvin Clein spariscono alla vista. Sono mutande, nient'altro che quello. Santa e Beata Palestra Comunione giornaliera, negli spogliatoi, sotto la doccia, a paragonare misure di minchia diversa dalla loro, invidia sommata ad ammirazione per le carni, le identiche ai ferri al sangue a chili che si fanno per non sgonfiare. Le botte alle mogli, ai figli, facce spaccate agli amici, una pista tira l'altra, pastiglietta, Red Bull, disco e me ne fotto, inculami forte, ma sono etero e sposato.
Quelli che non sono gay, ma nemmeno bisex, neppure etero, metrosexual... insomma: quelli che non sono. Che l'etichetta non è giusto usarla, meglio non essere definiti perché la libertà è bella, la scelta non condizionata di più. Desiderano quello che non si confessano più del sale per la capra, ma guai a scomporsi, non sia mai che si affermino per quello che sono realmente, acquisendo un millimetro di crescita di fottuta coscienza.
Quelli che da mattina a sera si lamentano per il Paese di merda nel quale vivono. Neppure la notte staccano la spina. S'incubano, bestemmiano, maledicono, invocano le Brigate Rosse, il fucile, i partigiani, una bella rivoluzione coi controfiocchi. Che non ce la fanno più a tirare avanti e tutti questi stranieri che chiedono elemosine quando entri nei supermercati, i cinesi che si comprano tutto, ormai non puoi neppure prenderti un caffè italiano, ci sono loro dappertutto. Eh no, così non si può andare avanti proprio no. Ma vedrai, te lo dico io, ci sarà un bagno di sangue, il popolo non ne può più, si ribellerà, questi porci li voglio vedere uno per uno a penzolare dalle corde a testa in giù. Quelli che sono andato a votare perché è un dovere, non darò mai il voto a quel nano, l'ho dato a Bersani, adesso facciamo le barricate e se non basta, la prossima volta scelgo Grillo.
Quelli che sono stato a Medjugorje perché lì la Madonna c'è davvero, ma non sono andato per me, non sono egoista. Ho affidato questa Umanità alla Vergine Santa, che ci pensi Lei a fermare la barbarie. La gente non li vuole vedere i segni dell'Apocalisse, eppure sono lì sotto gli occhi di tutti. Mica sul Vangelo c'è scritto che gli uomini devono far l'amore con altri uomini o donne con donne, uomini che nascono donne e donne che vogliono diventare maschi. Bianchi che si uniscono con negri, tizi che vivono nel peccato mortale unendosi contro natura e vanno in piazza a protestare perché vogliono pure adottare bambini... No, mia casa signora, se non l'ha ancora capito glielo dico io: siamo alla fine dei tempi e dobbiamo darci la mano noi cristiani, stringerci tutti insieme, amarci, volerci bene, ridiventare comunità e assemblea, non solo scambiarci il segno di pace, ma praticarla la pace. Ci penserà la Madre Nostra a buttare tutti questi satanassi all'Inferno, è lì che devono finire, a bruciare vivi per l'eternità. Non dobbiamo farci problema etico sa? Ci pensi bene alla parabola della vite e dei tralci...
Quelli che io ti amo per te mi butterei nel fuoco, sei la mia vita, oltre te nulla. Hai riempito i miei vuoti, senza di te sarei un contenitore privo di senso. E' con te che voglio vivere per il resto dei miei giorni. Ma sai un conto è l'amore che è qualcosa di totale e spirituale anche e soprattutto spirituale ed è quello che siamo IO e te, un completamento, una sola persona, tornare a casa la sera e sapere con sicurezza che troverò il profumo di famiglia, l'odore della cena, le cose buone, svegliarmi al mattino in un letto non freddo nell'altra metà e tutto questo è il miracolo del trovarsi e sorreggersi. IO so che tu sei la mia benedetta stampella che non cadrò mai con te a fianco. IO non cadrò. Ma sai, un conto è lo spirituale e lo so, IO lo so che mi capirai perché IO ti amo e tu ami IO; IO ho bisogno anche altro però, come tutti, siamo cacciatori per natura.
Quelli che sto male non ce la faccio più, davvero, ti ho chiamato perché se non parlo con te vado fuori di testa e m'ammazzo, mi sparo giù dal balcone, che dico?, no meglio che mi ingollo tutte le gocce del flacone, non voglio infastidire oltre, sai, meglio che mi tolgo di mezzo... Mi dispiace che tocca a te ascoltarmi, ma tu mi capisci. Lo so che se anche ti chiamo nel cuore della notte mi rispondi, altrimenti le amicizie a che servono?, poi lo sai che quando mi prendono questi momenti non dormo e devo parlare anche fino al mattino. Pensa che oggi al supermercato ho cercato le lamette, sfortunatamente non le ho trovate, sennò non sarei qui a riempirti le orecchie... Sì, me l'hanno detto che eri in ospedale, ma non ho fatto in tempo a passare. Sai com'è. Volevo venire a trovarti a casa però proprio in quel periodo avevo casino con la mia convivenza. Mi dicevo passo domani, l'indomani la stessa cosa, ma tu lo sai che ti voglio bene, ti prometto che prima o poi passerò, no perché adesso parto per un po' di vacanza, devo assolutamente andare a rilassarmi in Nepal, porto anche il mio amore con me, avevo anche pensato che ti avrebbe fatto piacere se ti portavo i ragazzi e te li lasciavo lì da te, però li mando in Costa Brava fanno un corso da sub, nella vita può sempre servire. Spero davvero che al mio ritorno mi sia passata questa voglia d'ammazzarmi e te lo giuro la prima cosa che farò è passare da te e portarti dei fiori.
Quelli che io eseguivo solo ordini, non ho colpe, ne ero costretto, ne sono obbligato, lo farò.

[note a margine e indici]



Lucio Galluzzi
C2013CCL

mercoledì 17 luglio 2013

COMIZIALE

Intanto si immobilizzava
quando non ce la faveva più
chiudeva gli occhi a doppia mandata
Ippocrate somigliante in viso
quella smorfia che tanto denuda
la condizione d'errore genetico
di noi quaggiù lasciati senza memoria
eccome sognava d'avere uno specchio
senza incubo ne' sonno riposo
potersi vedere godendo dell'abbandono
lo stupido tale in credo catechista
esistere infine è giusto l'osservare una calamità
o un ricevimento senza essere invitati
semplicemente spettatore neppure pagante
senza mani per applaudire
lacrimali per gocciolare
mettersi sottovuoto
dimenticarsi il muscolare
dotarsi le ali e salire
recuperare l'rvm
divorarlo con l'anima
facendone un'eventualità d'altri
disagiarsi dei propri accidenti
accondiscendere di bontà a se' stessi
dove si pianta un manicomio
aprire gabbie a cardellini
anche solo uno
rimanere invece di fuggire
amare completamente essendo odiati
e ri odiati
immobilizzarsi comunque
al limite ingannare.

 Lucio Galluzzi

C2013CCL



sabato 6 luglio 2013

BANG!

Sollevavano nuvole bianche
di polveri solite le scuri
alle chiese d'Oriente tutte
in piena luce d'albe tracciate
a ripetizione Henry urtava di rimando
clavicole allenate agli odori
pungenti d'agavi e fiori d'un giorno
i santi tritati pestelli al carbone
zolfi a ripararsi gli occhi ai vetri
di salnitro miscelati i beati
una preghiera era il silenzio
in mezzo l'immenso gasato
per ottocento volte il volume
della materia iniziale
s'espandeva senza una stella.

Lucio Galluzzi
C2013CCL


giovedì 4 luglio 2013

BU-SHIDO

Camminare a piedi immobili
calpestare carta di riso senza lasciare traccia
respirare inghiottendo il rospo
scrivere una lettera partendo dal commiato
raccontare del tuo funerale
bere lo zucchero senza caffè
dormire tagliandoti le unghie
rasarti il pube con una Staedler
accendere la luce con il butano
ballare un tango su vetri rotti e non sanguinare
alzare le protesi oculari al cielo
evocare la tua medium
Passano i mesi e cambia stagione
cadon le foglie occorre il maglione
passano i mesi il freddo è finito
l'albero spoglio è già rifiorito
pregare la suora che prega per te
esibire rapidograph 0.1 come eyeliner
laserizzare pupille in cerca del cosmo
scattare una foto al tuo ectoplasma
farti lo sconto cacciandoti in borsa
pesarti l'anima iniziando dal perineo
contare i versi e verificare che sono dodici
identificare la quartina passando alla prossima
sapere per certo la quartultima affermazione
maledire cipressi melograni e infiniti
tuffarsi nella nebbia senza trampolino
verificare sempre che il poeta è una truffa
realizzare che in questo caso è mendacio
L'anno che passa non ha importanza,
se tu lo vivi con la speranza
di preparare un mondo migliore
dove la gente ragiona col cuore.

Lucio Galluzzi
C2013CCL











UN ESERCIZIO

Non avanzai piede avanti
non comprai fiori
immagina se ti omaggiai
come d'accordo mi sfigurai
ossia mi distesi felice assai
in superficie scivolando facile
manco m'annegai
è che non si conviene
darla vinta al Greco di turno
il Ludovico padre quello sì
m'interessai
contrassegno di qualità
balzo in avanti
e la matita fece uno strano tic
nervosa pure lei pensai
un ornato a tutto tondo
mi preparai
impossibile una F rotta
è dal Liceo che ne ho una
la stessa
mai la spuntai
come posso pensare al guasto?
In rito il curvalinee posai
lucido e la Gillette vicina
si cancella dopo aver passato
senza cura
in velocità
a polsi precisi
non ammesso il tremolìo
poi guardando tutto esatto
una linea da tracciare la si spezza
contigua
i tratti vicini annullano i punti
lo stacco
E come ti va ora
la vita tua sotto Alloro
mi profumai
per sfuggire all'abbraccio
ti cucinai
è un oggetto testimonio
di frattura metafisica
debitamente considerato
quando dio si fa cosa
Ninfa d'uno stagno
strumento di Siringa
Pitone dritto agli occhi
è l'eroe che fa rumore
enunciazione
dote iniziale
rammento di propria origine
lascia stare gli dèi
io esistevo che non c'erano dèi
il mondo non ha stagioni
quel tempo è finito
mio caro
ti è mai accaduto di vedere
guardare una pianta
un sasso
un gesto
provare la stessa passione
dunque sai come vivo
wirklich wirkend
àtman atmàn
gli olimpici
sono stati
gli ultimi dèi
a venire al mondo
mi delirai
compiaciuto
come quella volta
sulla panchina a Delfi
cadendo
che mi fracassai.


Lucio Galluzzi
C2013CCL





lunedì 1 luglio 2013

LAGER [multiplo]

Per
sempre
ti
amerò
e
non
ti
lascerò
poi
mai
ti
lascerò
poi
mai
ti
amerò
per
sempre
non
ti
lascerò
e
per
sempre
ti
amerò
per
sempre
mai
poi
ti
lascerò
per
sempre
sempre
mai
non
ti
lascerò
poi
per
sempre
mai
sempre
per
ti
amerò
non
mai
ti
lascerò
per
sempre
...

Lucio Galluzzi
C2013CCL

venerdì 28 giugno 2013

BURBERRY

Nascondersi dietro il viso
impietoso che mostra come sei
rigorosamente attento al vento
se viene contro non è un piacere
scalini verso il mare da scendere
meglio nessuno veda i passi
si potrebbe sbagliare d'equilibrio
ti sfogli il libro
ti tocchi le mani
t'accarezzi un ginocchio
ti compiaci
ti parli tanto
ti profili nelle lenti
tessili identici a quelli dei tutti
così disconosciuto uguale
anonimo abbandono sulla panchina
dita che si sciolgono al sole
uno dietro l'altro fino alla luna
il bengalese offre garofani a poco
pungente odore di menta dei prati
l'acqua innervosisce per rumore
quell'altro calpesta ghiaia
no grazie non fumo
indiscreto zampillo rovinoso cascata
ti prospettivi lineare
ti insegui
ti guardi negli occhi
ti chiami più volte
ti metti un piede avanti
ti baci le unghie
... e girano il tango figurato
le foglie d'olmo a terra
nella rossa torba della pineta.

Lucio Galluzzi
C2013CCL







venerdì 21 giugno 2013

Gígnomai

Come posso fare io a dire
quello che vorrei dirti
se le parole tutte mancano
giro pagine bianche
da dizionari approssimati
non c'è lingua se non biforca
è il peccato originale questo
quel pomo alla gola muto
ti guardo e mi meraviglio
come lo stupido in clinica
senza più cheratine
o la virgola d'un Kafka 
chiuso in cella però
da quella volta che mi svegliai
pure io senza cuscino
e m'inquietano serpi?

Lucio Galluzzi

C2013CCL

domenica 16 giugno 2013

ENANTIOMERIA

Il terrore che provo di me allo specchio
è identico allo specchio stesso ostaggio
della forma mai sostanza solo copia
inutile istantanea impermanente
eppure fastidio estremo al nitrato
ammoniacale suo tartatico mercuriale
simil chimiche in frazioni le mie
ma ciò che in lui è elemento puro
qui dentro diventano urea e piscio
rifiuti che a nulla riflettono nel replicante
se non quando a fiotto sull'erba di giorno
in pieno sole limpido perpendicolare
le gocce sparate brillano d'iride
e topazi imperiali uno dopo l'altro
ma già non appartengono immediate
appena fuori sono esproprio rapina
mi scrollo automatico per imprinting
la luce quella che mi denuncia continua
è identica allo specchio stesso ostaggio
vorrei io essere riflettente inerte
tutta quella bellezza che siete voi
gli schiaffi che mi prendo ad ogni passo
mentre spio senza sguardo eppure.
.

Lucio Galluzzi
C2013CCL




mercoledì 12 giugno 2013

THE SNAKE IS LONG 7 MILES

Per esempio
potremmo cominciare a morire
sistematicamente esponenziali
geometrici virus quali siamo
senza rimandare più oltre
toglierci dai coglioni infine
liberare confini da peste nera 
rendere l'anima mai posseduta
senza lingua a preghiere
ché ora di finirla proprio ora
adesso in questo presente attuale
la bestemmia.

Lucio Galluzzi
C2013CCL



lunedì 10 giugno 2013

ANTONI

Il senso del desiderio
pretende a grandi passi
se stesso il medesimo
l'uguale riflesso d'io
solo mio e nient'altro
un usuale offertorio
senza ministro santo
né altare e ciborio
con molta guida rossa
stesa in dedizione
pettinata nel giusto verso
della luce cattedrale
è esattamente così
il senso del desiderio
ineluttabile ritiro pubblico

Lucio Galluzzi
C2013CCL

giovedì 6 giugno 2013

VIATICO

Se ti resta il tempo
passa a darmi un'estrema unzione
senza remissione
insomma, un atto finale completo
in caduta resistenza
come dire ti porto l'olio
non per calamari questa volta
sarà difficile ungermi.

Lucio Galluzzi
C2013CCL





sabato 1 giugno 2013

L'ATTENZIONE



Ma lei non è l'assistente sociale
quella che quando dal ponte
mi volevo schiantare
una delle tante
delle volte
venne e mi volle bene
ed io passavo
ore e poi ore
nel suo ufficio
senza cercar più salti nel vuoto?
"No!"

[dedicata a Roberto G.]
Lucio Galluzzi
da "Civil Air1"; Holden Ed.
C2013CCL







INSONNIA



Mi coricavo
la sera
su Aurora.

Lucio Galluzzi, da "Civil Air 1", Holden ed.

CALCEDONIA



Attratto
come da Medusa
dei canti eleusini
quand'ero pietra.

Lucio Galluzzi da "Civil Air 1", Holden ed.
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martedì 21 maggio 2013

FININMEZZO

E' il tempo moderno questo
lo era anche il secolo scorso
e quello prima ancora
tutto così sempridentico
eternamente omogeneizzato
niente boccone da masticare
qualche spugna fritta residua semmai
lasciata qua e là in accurata vista
ecco l'attuale fantastica novità
i cani siamo noi randagi sciolti
non più in acidi liberati a mare
ché il Principe ama la lenta
organizzata predisposta
manco spettacolare
agonia nostra.

Lucio Galluzzi
C2013CCL


martedì 14 maggio 2013

I SASSI

Perché non mi parli mai
mai non mi parli perché
mi parli perché non mai
un accidente improvviso
cadevole da quel metro
basso maledetto inesistito
vuoto d'ogni creanza prima
d'alcun punto generato in poi
anche prima che fossi
ancor prima di tutto
senza tono rumore tonfo
e gli stagni immensi dimore
faticano a stare qui pure loro.
Un papavero bianco!


Lucio Galluzzi
C2013CCL



sabato 4 maggio 2013

LE ALI

 - Racconto Etimologico -
They Eat Scum_3
[bozza]





Credete sia un privilegio avere delle ali, vero?
Volare sopra di voi, in questo mondo misurato da spanna a spanna, sbattere contro i vetri degli sgabuzzini, mai puliti, scoppiarsi la testa a botte martellate negli angoli, soffitti, travi, cornici, infissi, porte, lampadari.
Più si è piccini, prima si crepa nel rendersi all'aria settoriale.
Quella Lisistrata della Montessori, più simile ad una Edipa che a Medea, seppur vestiva di nero sempre, non ci ha pensato a compiere l'opera.
Vigliacca!
Bastava si fosse rivolta a Don Bosco e insieme elaborare una legge precisa per abbattere queste barriere achitettoniche.
Invece no.
Ha abbassato le maniglie delle porte, ridotto i mobili a misura Lilliput, ordinato utensileria per manine piccine, lavatrici per pargoli, camere da letto di Gesù Cristi Bambini.
Nulla di più.
Un fallimento che rende questo mondo solo vostro, praticabile sedie a rotelle, comode, barelle, padelle, traverse, passi facilitati, rampe.
Che ci voleva ad aggiungere 'di lancio' all'ultima parola?
I pensatori sono pensati tali solo da chi non pensa, come loro.
Loro non pensano, sono pensati, semplicemente.
Per questo diventano famosi.
Pensassero veramente alzerebbero ogni tanto gli occhi al cielo, senza paura.
Invece studiano le scarpe; quelle che vedono oltre la corta punta del naso.
Lo credete ancora sia un privilegio avere delle ali, vero?
Passeri solitari a schivare quei mostri di piedi ciechi che vi trascinate dietro da una vita infame: tra il fango, gelo, rifiuti, sputi,  grano avvelenato, spari ultrasuoni, doppiette, sterilizzanti, gabbie quando vedete un minimo colore piumato.
Si sta così a chiedervi acqua.
No, ho sbagliato.
Si sta così a implorarvi gocce d'acqua, in gabbia, tra un secondino che disarticola la schiena, scava vertebre, cava gli occhi, lega ai tavolacci e altri che non possiamo vedere, dietro, ci prendono con bastoni di ferro, prolassi, si va via ai tribunali mangiatoia senza becchime, in uno strascico di sangue come un tappeto rosso dicono poi i cronisti, un trionfo d'inchiostro, nero.
Era un tossico tanto, anoressico, spacciatore, culattone, lo prendeva in culo da tutti, se lo fottevano anche quando era libero, pieno di braccialetti ai due polsi, portati a strati, non li spostava mai.
E' vero, l'avesse fatto, avrebbe mostrato i segni delle vene tagliate, mettono i braccialetti proprio per nascondere.
Ma che dite?
I passeri con i tagli ai polsi postumi?
Quelli pensano solo a zufolare dalla torre antica o moderna che sia.
Ci sono i gobbi che s'occupano di cantarli celebrandoli.
Questo mondo, misurato da spanna a spanna, sbarra a sbarra, appartiene solo, esclusivo ai piedi e basta.
I passeri morti vanno bene neppure per la polenta d'inverno.
E' davvero un privilegio quello delle ali?
Le desiderate?
Volete voi Arcangelarvi?
Assumervi qualche metro più in su?
Cristiani di merda spersi nella completa sconoscenza d'ogni atto puro.
*
Ora si è di fronte alla Sesta Stanza: dei Totem Essenziali per Legge Emanata.
E lui non voleva andare nella stanza dell'infermiera.
Era proprio questo che voleva evitare.
Non approfondire.
Non farsi addentrare.
Non partecipare al viaggio.
Lo sapeva: più proseguiva, peggio sarebbe stato per lui.
Tutto è segreto; non solo per chi legge, anche per chi scrive.
Doganieri della Lavandaia, Buffoni,  Trionfi, Picchiatori Avveletanori, Gabinetto Fotografico del Ritrattista Bacone, Cappella degli Strangolatori.
Non ci può essere errore.
Non ci deve essere errore.
Non c'è errore.
Nullafacente nullatenente studente ozioso vizioso divorzista spregiatore del Culto Obbligatorio del Matrimonio Santificante della Giornata della Mamma del Premio della Bontà della Festa del Papà e del Papa dell'Esercito praticante sesso contro Natura Divina reichiano artista antidecorativo blasfema del Romanticismo e di tutto il Barocco Dorato Don Bosco lo diceva a lettere maiuscole "Lettura esagerata pigrizia mascherata" è già che Lui era un Santo eccome se lo era  stampiamola questa frase sui muri di tutte le classi scolastiche di ogni Ordine e Grado sotto il Crocifisso obbligatorio dell'Impero ma non basta non può bastare la dobbiamo mettere bella chiara nei Baci Perugina, nelle bustine sorpresa patatine in tutti i Kinder  nel Mac Meals.
Studia!
Studente!
Alla campagna cantando vai.
Paul Klee, Kandinsky, Cezanne, Gabo: populista, nullafacente, i figli del popolo siamo solo noi i picchiatori della Gustizia Divina tu non hai padre madre tuo padre e tua madre non avevano padre e madre  via così all'infinito indietro... astrattista damerino cicisbeo pornografo borghese fascista di sinistra antiautoritario nemico del Progresso Ordinato Episcopale antinazionalista antidogmatico senzadio individualista paficista religioso maoista.
Cornuto!
*
Ora con calma si dia il via alla partita.
Sottovoce.
Usando gli stessi Atti.
Tagliando gli stessi arti.
Senza tema di smentita.
Letto dopo letto.
Nodo accanto piscio vecchio.
Precisamente scientifici.
Lavano il sangue per Decreto Presidenziale.
Della Corte Suprema.
Così quello che leggi qui non è macchiato.
Non t'impressiona.
All'apparenza tutto è pulito.
Che dico.
E' pulito.
Senza apparenza.
Questo è uno scritto ingenuo.
Non deve procurar disagio.
Se sei comunista puoi anche dire che Assad è santo.
Pure se sei fascista o banchiere lo puoi dire.
Lo puoi dire.
Lo puoi urlare.
Per Decreto Presidenziale mondano il sangue.
Tanto.
Finchè non muore il giorno e tutto il resto che resta.
Un passero sempre più solo.
E' un privilegio avere le ali?
A domani per un altro gioco uguale.
Volare sopra di voi, in questo mondo misurato da spanna a spanna, sbattere contro i vetri degli sgabuzzini, mai puliti, scoppiarsi la testa a botte martellate negli angoli, soffitti, travi, cornici, infissi, porte, lampadari...




Lucio Galluzzi
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giovedì 2 maggio 2013

ETERNA

Ho visto Dio qualche volta
non si annuncia mai
ti si sbatte davanti improvviso
come quel Sole inaspettato
quando spacca le nuvole di vento
dopo i temporali estivi
un taglio preciso alle coltri
e gli arti suoi raggiungono
ognidove ti sorprendono
qualsiasi rovina tua illumina
è perdere il controllo dei sensi
oltre il quinto morta parola
Ho visto Dio qualche volta
per attimi infinitesimi
calarmi addosso la Bellezza tutta
d'un solo atto compiuto totale
perentorio assolutamente indubbio
scolora questo esserci qui
tutto si fa stordimento e voluttà
negli spazi smisurati tra le sabbie
da un granello all'altro.


Lucio Galluzzi
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lunedì 29 aprile 2013

CAMMINARE

Dicono di stare attenti
ad ogni orma fatta
pure quelle indietro
non lasciare traccia
camminare sulla neve
quasi volando sopra
in leggerezza staccarsi
quando non t'imprimi
pur gravando il viaggio
sulla carta di riso stesa
a guida verso il portone
non c'è consistenza
neppure volontà
giusto un passo dietro l'altro.


Lucio Galluzzi
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giovedì 25 aprile 2013

L'ACCORDO

Andiamo in Paradiso
insieme
finalmente
insieme
in ascensore
su in alto
oltre l'ultimo piano
forte
sai c'è sempre qualcosa oltre
l'ultimo
come dei pazzi
dobbiamo trovare il pulsante
premerlo più volte
insieme
scaraventarci
altissimi
finalmente
Andiamo in Paradiso
poi tagliamo la corda

Assumiamoci
insieme
come fosse per caso
un caso
scorgere l'altipiano
basso continuo
una sola voce
correre sulla scala
a chiocciola
accordo 4.2
repentinando
rapidissimi
in un abbraccio
vorticoso
scendiamo in Paradiso
poi arrediamo il sepolcro.


Lucio Galluzzi
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sabato 20 aprile 2013

.

Dal più piccolo punto
quello che non ti accorgi
meno di una virgola
perché manca una parte
essenziale al riconoscimento
da lì sempre dimentico
privato del valore suo
tralasciato un'inezia
ti hanno insegnato bene
non metterlo ad inizio frase
un errore dargli collocazione
somigliante cacca di mosca
ora realizzarlo Principio
è fatica giusta meritata
il peso estremo d'un Gaudì
impalcatore nel deserto
orpellande orrido i significati
carichi intorno al non dovuto
definito adornato
monumentato issato al cielo
fin sulle nuvole alte
il più piccolo punto
quello che non ti accorgi
perderlo così tra i più grandi
è bestemmiare Barcellona intera.

Lucio Galluzzi
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giovedì 18 aprile 2013

VORONET


La Transilvania è come le rovine della tua anima
la prima volta che ci sono stato persi la parola
non per la paura di precipitare dai valichi Carpazi
semplicemente mi precipitavo
null'altro oltre il mio pre/esistente
lì stato nei secoli prima dei secoli per secoli
ancestrale parente sottocutanea quelle cime
Piatra di confini giusto sepolti le nebbie
di colori unici le varianti salivo senza scarpe
eppure sempre basso inarrivabile ossimoro
la Residenza erano file inesauribili di corone
rose intatte una per una tra pollice e indice
dal medio sostenute vocazionali ortodossia
come fanno così grandi vele a navigare vette
non lo so davvero ancora oggi in quest'attesa
di chiamata murata viva Voronet affrescata
le Vergini tutte rosse al sangue messe ai muri.

Lucio Galluzzi
C2013CCL


mercoledì 17 aprile 2013

LA LIMPIEZA

Sai ogni cosa con certezza
illuderti che non sai
non serve all'illuderti
ormai sei condannato
non avendo scelto mai
il bostik che chiude gli occhi
è poca cosa se non cuci bene
non speravo in un declinare
ero sicuro della tua morte
l'ho vista diverse volte
una dietro l'altra in fila
silenziosa ordinata regolamentata
cosa sia la tua attesa
ancora qui è bestemmia
non provo nulla ti fisso per ore
non ho altro da fare se non passare
rassegnata ogni materia
non pensarmi un difettivo
nemmeno assassino
illuderti che non sai
non serve all'illuderti
che lo scoppio in mezzo al viso tuo
squiternato non sia fucilata
partita con preavviso anticipato
dalla tua stessa durata terrena
l'altalena del giardino d'infanzia
spegni la luce non consumare
la delusione della sorpesa nell'uovo
il fascino della veletta vedovale
le stagioni morte
prenderti e riprenderti
il segno della croce
i fiori alla maestra
tu sei come tu mi vuoi
recidere rose
dormire sull'argine
il viatico domiciliare
l'unzione degli inferni
in attesa della corona
i telegrammi degli assenti
l'appello alla bandiera
scoparti e non venire
sputarsi al cielo
arruolarsi in banca
in Stato interessante
per amore platonico
partorire il solito io
mettergli guinzagli
guardarlo invecchiare
portarlo a pisciare
non scongolgersi mai
rivendicare l'adolescenza
vestirsi di verde per Peter Pan
far girotondo cogli orrori
collezionare pazienze
farti di tutto per non andare alla guerra
cullare il panico
guardarti le carni
sentirti scuoiato
indossar borsette
farti le seghe per amarti
a lunga durata negando l'impotenza
illuderti che non sai
non serve all'illuderti
aspettare il buio
scendere lentamente le scale
dopo un giorno prigioniero
guadagnare l'aiuola comunale
cagartela tutta lammerda che sei
senzapulirti
senzapulire


Lucio Galluzzi
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martedì 16 aprile 2013

L'ACUSTICA

Umbratile
zona mobile tattile
stesi su erbe moquette
verde operatorio polipropilene
fnalmente al parco di casa
comode chiome melamminiche
riparano l'acceco 3C 273
i profumi a disposizione
per impronta d'iride rilasciati
Incateteria
avviati ai nasi personali
è uno spasso ora il Mondo
che posso io vicino
per monade emanata
dalla mia quinta trachea gassosa
raccontarti per nuove bocche
indipendenti aperte ai lombi
in contemporanei idiomi altri
la sequenza alfanumerica
che attiva pioggia avatar
per il prossimo tuo virtuale spleen
a colori


Lucio Galluzzi
C2013CCL







domenica 14 aprile 2013

LD50

[Colonna sonora da usare obbligatoriamente durante la lettura
la lettura deve durare quanto il brano ]





Il poeta odia i punti fa i versi al vicryl
bacia a morsi lesioni irraggia la tua k
Taipan dell'Interno t'assume al suo cielo
una Pasqua ogni quarantacinque minuti
ti dedica fedele attimi di regno senofillico
senza flauto o musici anellati alla coda
fa il rumore che comunica il nome suo
precisamente identificabile segni particolari
sotto i piedi della Vergine sostiene l'avvocatura
si presenta esatto distruttore di virgole
Mir-e Butha sparso grammo in migliaia
omeopatico browniano del Vishnu
perenne frattura scomposta cavigliare
non danza striscia oltre suo fratello Il Fuoco
solo allora s'acquieta in attesa d'acqua
nel Silenzio fino al prossimo Tucidide
certo d'una prefazione critica eparinica

Lucio Galluzzi
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sabato 13 aprile 2013

CEREUS

Quando riesco neppure a chiederti scusa
perché da anni non guardo più la gente in viso
esattamente come lascio specchi vuoti sempre
e il mio riflesso nelle vetrine offende la Regola
Quando rasento la morte nello sforzo d'usar parola
e stono immancabilmente come campana fessa
ostinando la significazione della presenza dove non so
Quando mi si strappano le labbra alla più lieve tensione
mimando il sorriso che ho esiliato eppure devo
che è giusto dicono esser accoglienti all'incontro
amabili nello scontro desiderabili pre commiato
mi giro dall'altra parte saluto veloce volto le spalle
proteggo l'innocente dal mio sangue che rivola ruscella
giusto sia solo per me il sapore dell'ossido scomposto
Quando anche solo uno squillo m'inquieta forte
richiama identico come quel tenente che m'urlava lo schifo
quello che facevo solo perché esistevo
e mi divertivano le sue carotidi gonfie per la rabbia
Così uguale minuto dopo attimo mi godo l'esonero
chiedendo per favore per grazia per miracolo
di non essere visto notato fissato minimamente benvoluto
pulviscono cosmico non ionizzato nego aggregazione
Saguaro in perenne fioritura alla luce del Messico
la notte richiusi petali "a rimirar le stelle"
scrivendo di spine dallo zafu
io non romano
lettere a San Paolo.

Lucio Galluzzi
C2013CCL


giovedì 11 aprile 2013

ANECOICO

Non la vede persona
io neppure questa sera
dietro le nuvole scure
la Luna è bellissima
d'ancora giorno pare
il Sole di delirio divino
un acufene magnanimo
infinitamente insororizzato.


Lucio Galluzzi

C2013CCL


mercoledì 10 aprile 2013

LA CAVA

Spogliato e vacillante
ora presente davanti
a olofonici omicidi
prima linea dietro grate
all'appello nel cortile
emorragico il mio petto
ascoltarlo dalle spie
più compresso destinàle
abbondante quanto mai
è il costato spalacanto
netto aperto già da prima
molto prima che scendessi
giù alla tavola del palco
il piede sopra un chiodo
tetanico alla cava
superiore e cardinale
Emiazygos propulsa
just only per Empfang
ti eight und nine
splen lien Lux ist vitra
Baudelaire im anastomos 
Opos somniferum Kristòs 
E sì che Atene ora danza 
feroce vestita lustra
come un san Firmino
affogata mano all'Egeo
coturnata di scintille
personale il mio cuoio
buco ancora più stretto
alla vita stringo mi macello
delirio composto educato
la forma il rispetto
un'altra boccata piena
presa lassù dov'era firmamento
d'azzurro l'altra casa mia
dove stava gioia l'aliena
in viaggio per astronavi
intorno orbita
anima mia
farmacia comunale
passero caduto
senso della vita
rimetterlo nel nido
mi sgozzo e canto
e m'ascolto solitario
al posto suo
Emiazygos propulsa
just only per Empfang
ti eight und nine
splen lien Lux ist vitra
Baudelaire im anastomos 
Opos somniferum Kristòs 
Immobile vado lontano
lontano vado immobile
vado lontano immobile
che non è nebbia
ma cenere di Callas.

Lucio Galluzzi
C2013CCL





domenica 7 aprile 2013

GUARDIAGRELE

Britannica
la stagione in attesa da zone delimitate
ritartata falsa come il preservativo malcalzato
è un diverbio mnestico senza stile
argomentazione ammessa esposizione minuta
una brutta copia imperatrice madre delle Russie tutte
dilatata tra bocche mai cucite
oh sapesse il caldo che fa quest'anno
non se ne era mai visto tale
dato che riconosciuto universale
la pelle trasuda occhi
eccome li espelle
pensi lei più mi scopro peggio va
un mal comune sostanza gaudio
ho imparato bene a parlare con la mia carne
quando mi hanno mangiato il cuore
da allora non presento giustificazione
smetterò completamente con certezza
in fequenza Deleuze perenne
nei secoli dei secoli
così è in verità
si rende hostia ai troppi Verbi
sono stretto nel rigore liturgico.


Lucio Galluzzi
C2013CCL

venerdì 5 aprile 2013

NASSODIA

Lo sai oggi guardavo una coppia di anziani
passare dal mio intervallo al di là della fretta
li guidava un cappotto scozzese rosso con cagnolino
si fermava per annusare i segni e loro pure
pareva un bruco dimentico dell'epilazione
piccoli spruzzi contro tutto in basso
un giocattolo di frenesia caricato
scavare l'asfalto con le zampe di dietro
scalciare come il toro nella furia di sabbia
a coprire vergogne lasciate alla vista aperta
non c'era terra non poteva
ridevo sicuro del suo ridere con me insieme animale
mi domandavo della programmazione esibita
come potesse sapere il da farsi
così preciso macchinetta automatica
da secoli l'identico codice auto installato
la madre magari non l'ha mai vista
il nonno trisavolo il suo Dio nessuna scuola
niente lezioni mai un ripasso
eppure faceva quel che doveva preciso
pensai che stavo pensando
come non faccio quando guido piscio mangio scopo
porto a passeggio il mio cadavere
lo rendo felice con una cena sociale
ogni tanto raramente sempre di meno
quasi non più mostro il catafalco
penso che sto pensando ancora adesso
è una altissima magia l'essere assenti
guardarmi estraneo i peli del cazzo
finalmente certo che seppure filati ad arte
dal mio gomitolo a patta aperta
voglio perdere anche Arianna.

Lucio Galluzzi
C2013CCL


mercoledì 3 aprile 2013

ESPERANTA

In questi specchi al tatto confezionati
la luce diretta non racconta eppure s'accendono
i display giapponesi all'improvviso
rimandano i tuoi stessi a colori bravia mobile
e ti vedi in tanti ripetuti inutili rivoli di bava
quanto siete belli quei noi lì rappresentati
etanolo e stronzi galleggiano sospesi
l'etere s'alza come dopo lunga genuflessione
la verità si diffonde dai menischi
accoltellati dal troppo t'adoriam ostia divina
fa rumore improvviso la verità
perché non c'è logos nè clamore
come la nebbia fitta suona i silenzi.

Lucio Galluzzi

C2013CCL

lunedì 1 aprile 2013

GLORIA DI ELSA

Le frasi i discorsi
sono cartucce dum-dum
i miei pensieri il tiratore scelto
esisto ancora vivo
per volontà di chi mi odia
e mi ha donato un miocardio
talmente bonsai da stare comodo
in quella scatola di cerini finiti
conficcatata gioiosa al plesso solare
sepolta come si deve nella terra
mi resta radiosa la danza
quello vorrei fare
lurido di salvezza divina
appeso alla corda canonica d'un plenum
furioso a distesa di Gloria
perdere il senno voglio
lavarmi di follia
da troppo tenuta lontana
divorare a strappi canini la mente
una furia erinnica
questo desidero forte
il rigurgito come vacca avvelenata
dell'amore amore esclusivo
osceno benedetto nel dolore.


Lucio Galluzzi
C20123CCL

sabato 23 marzo 2013

HANAMI

Infinito
e per la prima volta
manca l'abitudine agli orizzonti
i rumori che danno certezze
sospesi identici uno all'altro
di sotto si guarda Scilla
minuscolo grumo
ciottolo isolato in un bacile
siamo per nuove acque d'idrogeni
viaggiando le orbite
nel giorno di Sakura
quando la neve è petali
ciliegie candide in evanescenze
imbiacano vie e parchi
lo sappiamo tutti bene
dello Stretto seminato a Geta
all'infinito.

Lucio Galluzzi
C2013CCL



giovedì 21 marzo 2013

PER SONAR

Come quando precipitava l'arcobaleno
qui da noi a terra infranto si spaccava
al mattino erano vetri cattedrale sfracellati
un colore dopo l'altro conficcato tra zolle
ogni tanto nel cranio di qualcuno
e camminavano tra il niente e le merci
le sostanze grigie aperte all'aria
in attesa ai passaggi a livello lenti
che il treno finisse il transito tutto
poi le sbarre alzate
l'infilarsi per la via lungo il canale
contrari alle acque di fronte ai Destini
arrivati al muro solito quello stesso
l'identico del giorno prima
di quello prima ancora
ripassavano di spray l'iride
e tutto lo spettro credendolo fantasma.

Lucio Galluzzi
C2013CCL

mercoledì 20 marzo 2013

STANDO

Ho paura di tutto
anche una foglia che cade
mi sobbalza lo stomaco
e volano via complete le farfalle
il viscere vuoto ricorda
come memoria ROM
la fame continua
non ho manette per arrestarla.

Lucio Galluzzi
C2013CCL




domenica 17 marzo 2013

IL POETA

Dicono la notte
quando tutto decade
e la maceria ti è intorno
la vita tutta si priva
non c'è niente oltre quel buio
Dicono la notte
io lascio lampade accese
ad ogni angolo del tempio mio
odio il sonno come i lampadari
mi spreco così com'è inutile dormire
atto insano di dolore senza credo
Dicono il falso
è anche di giorno
che tutto sprofonda intorno
totale implosione in basso
devastazione neutrinica dentro
al centro del petto
in quell'esatto momento
allora è che il maledetto
vomita versi e battezza l'Arte.

Lucio Galluzzi
C2013CCL

mercoledì 13 marzo 2013

OSSIDASI

Mi diceva dell'improbabile pranzo
affondare i denti nel pane di segale
imbottito a diclofenac retard
sulle sedie formica verde
che tanto ricordano l'andare a fondo
abissale immersione eterna
scaricava il tamburo ben oleato
a colpi secchi precisi al centro
uno dopo l'altro nel mezzo dell'attenzione
così era un vociare di canzone
stono contrappunto eptagramma evirato
tutti gridati i nomi dei santi
salvatori su alle sfere centriche
Tiopentale d'aurora benedicente
sulla verticale d'un passionevole Valproico
le mani imposte sulle terse anime
in indaco Sertralina scivolata a destra del Padre
ossidasi nel Senso del suo viso.

Lucio Galluzzi
C2013CCL

martedì 12 marzo 2013

ACUS

E' in ogni impercettibile rumore
quasi assente all'udito solito
la presenza santa di questa vita
che ci ha lasciati per stare intorno
mai più in noi io la prego
a non entrare nei secoli dei secoli
in nessun tempo nelle carni assolutamente
altropofaghe tutte le azioni
poste in essere da esistenti feretri
l'erba residente per diritto Primo
i rami di frutti cesello raro
d'unico salmo la luce non originata
s'alza d'angeli aironi l'armonia
lo sbattere d'ali forti dei moscerini
gregoriano puro il mantra di formiche
all'opera ottava in sinfonia vibrata
le ciglia protozoiche in universa stilla
poi il vento coi petali di ciliegio
passano in piètas per noi
uniche spine del creato.

Lucio Galluzzi

mercoledì 6 marzo 2013

SANNYASIN

Lavacri perenni in penitenza
adagiati cautamente contigui
di pietre estranee all'animale
assediano lineari gli orizzonti
e noi di genti lontane che odiamo acque
raggiriamo i limiti senza mai esondare
neppure minutissimamente un piede
attenti ai sassi delle ghiaie sul Sentiero
a non spostarne uno che sia uno solo
piuttosto non si passa oltre la foresta
la notte dividiamo in alcove con buio e fiere
E' l'Amore S'Ignore esatto sensibile
ingolfa trachee dei tutti mai Sannyasin
di larve grasse abnormi mangrovie residenziali
a nutrirci vermatiche proteine
che è quello che rimane solo
monacale l'Uno di taglio inginocchiato
su pietre estranee all'animale
in lavacri perenni di penitenze.

Lucio Galluzzi
C2013CCL