domenica 15 settembre 2013

FA DIESIS MINORE

Il dolore non so dove trasporterà tutta questa gente.
Di certo non nelle braccia gli uni degli altri, neppure presi per mano, sicuramente lontani.
Il dolore metro e peso d'umana presenza in queste terre, discriminante d'accesso a fratellanza, imprinting per riconosce simili, lo dimenticano.
Come hanno sempre fatto per ogni benedizione.
Hai presente le appena vedove in India?
Parenti, figli, amici, curiosi, brahmani, perfetti sconosciuti gridano più della moglie per coprirne le urla, s'ammassano su lei, la buttano sulla pira; come da sempre, lì, si dirà, tutti diranno, che la poveretta s'è lanciata da sola nelle fiamme.
Il dolore annegato nel fuoco.
Le ceneri affogate nel Gange.
Solo la morte celebrano santa.
I morti da morti li salgono al paradiso.
Mai la vita, il vagito, i piedi che corrono, la lotta qui ed ora.
Questi esseri che si sono chiamati umani, d'umano si sono dati solo il trascendente.
Sono contraddizioni in pena erranti.
Schiavi eterni, non di padroni e Olimpi, vittime e carnefici di se stessi medesimi.
Così è che l'amore è terminato, scarico, da tempi e tempi.
Scatarrato a terra come un Big Babol pannaFragola dopo solo 10 minuti di masticamento e succhio.
Rifiuto non rinnovabile.
Una volta quelle cingomme le addizionavano con intestini di ratto.
La moda cambia.
Ora sono più 'pulite', umanamente accettabili a livello internazionale.
Fanno così con tutto.
Sterilizzano e rendono accettabile come negli Ultracorpi.
L'amore l'hanno depurato, evirato, aspermizzato, distillato, pastorizzato, esposto al Cobalto.
Ora è similmente santo in morte e dolore negato su pire parentali.
Giammai parenterale, l'anale implica godimento almeno d'uno, quindi no, se lo negano.
Se lo menano.
Forse seppure.
Anzi, neppure.
Mi ritrovo spesso, quasi un continuo,  col volto tuo che è il mio.
Vorrei cancellare il quasi.

Lucio Galluzzi
C2013CCL