La Transilvania è come le rovine della tua anima
la prima volta che ci sono stato persi la parola
non per la paura di precipitare dai valichi Carpazi
semplicemente mi precipitavo
null'altro oltre il mio pre/esistente

ancestrale parente sottocutanea quelle cime
Piatra di confini giusto sepolti le nebbie
di colori unici le varianti salivo senza scarpe
eppure sempre basso inarrivabile ossimoro
la Residenza erano file inesauribili di corone
rose intatte una per una tra pollice e indice
dal medio sostenute vocazionali ortodossia
come fanno così grandi vele a navigare vette
non lo so davvero ancora oggi in quest'attesa
di chiamata murata viva Voronet affrescata
le Vergini tutte rosse al sangue messe ai muri.
Lucio Galluzzi
C2013CCL