sabato 13 aprile 2013

CEREUS

Quando riesco neppure a chiederti scusa
perché da anni non guardo più la gente in viso
esattamente come lascio specchi vuoti sempre
e il mio riflesso nelle vetrine offende la Regola
Quando rasento la morte nello sforzo d'usar parola
e stono immancabilmente come campana fessa
ostinando la significazione della presenza dove non so
Quando mi si strappano le labbra alla più lieve tensione
mimando il sorriso che ho esiliato eppure devo
che è giusto dicono esser accoglienti all'incontro
amabili nello scontro desiderabili pre commiato
mi giro dall'altra parte saluto veloce volto le spalle
proteggo l'innocente dal mio sangue che rivola ruscella
giusto sia solo per me il sapore dell'ossido scomposto
Quando anche solo uno squillo m'inquieta forte
richiama identico come quel tenente che m'urlava lo schifo
quello che facevo solo perché esistevo
e mi divertivano le sue carotidi gonfie per la rabbia
Così uguale minuto dopo attimo mi godo l'esonero
chiedendo per favore per grazia per miracolo
di non essere visto notato fissato minimamente benvoluto
pulviscono cosmico non ionizzato nego aggregazione
Saguaro in perenne fioritura alla luce del Messico
la notte richiusi petali "a rimirar le stelle"
scrivendo di spine dallo zafu
io non romano
lettere a San Paolo.

Lucio Galluzzi
C2013CCL