venerdì 30 settembre 2011

PAS POSSIBILE!




Di circa diciotto anni
la prima volta che mi chiamò
non sapevo ancora
non potevo
come potevo?
d'aver mozzata la testa
rotolata giusta in fondo
al dirupo
della linea rossa
gabbio della mia Storia
t'immagini tutta un'altra cosa
ragione fessa umana
invece era di grigio
tonalità tendente a perla
forse pareva raso
leggero come la mia idiozia
lino semmai
quello tessuto di grazia
a lama di pugnale d'amore
nel buio ondeggiava lenta
luccicava qualcosa al centro
solo perché non studiavo
declinava
latino.

Inammissibile
fermare troppo lo sguardo
fissare non è forma
formale
io in formalina calato
non osai ché non si può
paralisi totale.

Di circa diciotto anni
le due volte dopo
era come la prima
chiedevo ai miei stessi
di quei capelli lunghi
neri come lo stupore
non mi rispondevano
non le vedevo i piedi
eppure
sapendo certo d'assenza di rose
gli ori mancavano.

Mi pento e mi dolgo
con tutto il cuore
che non ho
d'aver ritrovato
la mia decollazione.

Lucio Galluzzi
©2011CCL



giovedì 29 settembre 2011

IL TERZO GIORNO





Non è più tempo di ridere
neppure il luogo
fuori spazio il divertirsi
la presenza impone occhi aperti
devi guardare tutto
iniziodurantefine
post compreso
questa realtà d'ora
troppo comoda chaise longue
non aspettarti brand alcuno
anonima seduta senz'analisi
preparazione zero
non sei al cineforum
se applaudi ti macheto i polsi
dormi che ti sprango la crania
vuota
quel tanto che basta
alla costretta visione conscia
sconcia scalpata frattureposta
lì davanti oltre il vetro
che ti fissa
piaga finale aperta
all'emipericardio frequenza
mostrami che vuoi scappare
e t'incollo bracciaperte
Cristocontromuro in eterno.

Non è più tempo di ridere
in fiamme misere l'Ecclesiaste
tutto il corredo insieme
cenere la giustificazione
ti punta l'Offertorio dritto
al centro del petto
oltre il vetro di prima
antiappanno chiaro deterso
si spandestende in nube
la creolina
un colpo netto.

Ecco la costola
non depormi
manco
il
minimo
tocco
permetto
.


Lucio Galluzzi
©2011CCL


martedì 27 settembre 2011

FLUNITRAZEPAM






L'avevo sempre e solo letto
di quell'ardere dalle fondamenta
cibato dai legni scoscienti
di come si guida senza il pensare
all'atto incatena in memoria
d'Annibale la macchina di guerra
totale
più si aggiunge sonno senza sonno
al sonno perpetuo di questi vivi
per caso fortuito d'errore rimosso
più si lasciano andare al fondo
fetale
qui è Benares tutta ormai
infinita distesa di ceneri
acque sobbollono dei disfatti gas
dismisure contenute dai ciechi voi
in tuttotondo levigato corneale
eppure non vedono il non potuto
fecale
là tra le pire c'è quel finire
in fumi di mattina all'alba
è colore di rosso rame fuso
la famosa testa di Dio
qui da noi non c'è cielo a prendersi
neppure a lazo polso fermo
qualche nuvola coraggiosa
sfida le fiamme di Sagunto
le è impedita la pioggia
rituale.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

lunedì 26 settembre 2011

LIDIO



Eccolo qui
lo vedi preciso
il rimanente
che ha divorato
il mio deciso tacere
ora
ragionato
lento come mai è stato.

Eccolo qui
un niente
a te distratto
tale t'appare
di vuotezza la tara
io ci sono dentro invece
non presente
miscelato ceramico
in precisione
dosato
nell'anima a vuoto
sottospinta
immobile e senza cura.

Lasciata.

Eccolo qui
in quattro punto trentatré
melismatico d'offertorio
rimasto solo neuma
emissioni zero
tra un rigo e l'altro
su scale
la mia Musa
Rovina.

Lucio Galluzzi
©2011CCL


venerdì 23 settembre 2011

UN COLPO DI TOSSE






Quando una volta
si sentiva ancora qualche rumore
si era felici di notte
certi della compagnia d'altre vite
insieme unite
ed era un piacere stare ad occhi aperti
indovinare a chi apparteneva
sapere di quel colpo di tosse
ch'era un intero mondo
a pochi passi da poter incontrare.

Non c'è ruga o tremore
a segnare poi il tempo passato
sul viso che come cartavetro
al sole riluce in piccoli diamanti
riverberi che Tiffany impallida
quella fronte dai solchi d'aratro
dice quanto seminato ora è immenso
verde di alberi e strade
colline di case sentieri monti
fissati in un Rabuzin appena fatto.

Si stava per ore ad aspettar mattina.

Quando ora che è ora
non più allora
la notte qualche rumore osa
la denuncia palese d'altra vita
dietro il cartongesso del prefabbricato
anche un solo
timido
colpo di tosse
inquieta
non sai
non vuoi
meglio non puoi
e pugni il muro tu che sei giovane
urli al vecchio di là
crepa e fammi dormire
così all'istante pezzo per pezzo
volta dopo volta senzazzurri
muori tutta una notte morta
per la sveglia agli aromi
la piramidale
s'accende rispettosa
lenta crescente
la luce devozionale
scalda i grani d'essenza finta
diffonde caffè da non bere
un Monticala esce dalla ROM
sul comodino ormai opaca
la nera onice
del tuo Tiffany d'anulare.

Lucio Galluzzi
©2011CCL



giovedì 22 settembre 2011

QUEL MOTO



Similmente
alle domande mai risposte,
così è dato,
fatte e rimaste
domande mai risposte
non riposte
a Quello indefinito
nulla permea tutto
tutto è nell'Uno
l'Uno inesiste senza i molti
concetto zero
similmente
alcuna turbolenza
nemmanco impercettibile
increspa
la colonna gravitazionale
Ascendenza e Discendenza
in canone fisso
cadono Angeli sulla Terra.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

domenica 18 settembre 2011

PRADA






Ce n'è abbastanza per tutti
di ricchezza
credimi di ricchezza
ce n'è abbastanza per tutti
da sempre
neppure da quel giorno
quando ammazzarono Carlo
il nero diventò cielo
i libri scolorirono
neppure
i macellai oggi candeggiano
delicatamente
uniforme e mostrine
lucidano i denti
oral B 3D
professionali perlite
Prada amore loro
di loro il Papa amore
nel mentre benedice solvendo
il coagulo proiettili
quale gomma?
Di quale gioco?
Fatima madonna mia
munita alla testa
piombata la corona
dal culo estratta
d'un altro bestemmiare
ad ogni Angelus
scende non il drappo
dalla finestra sul cortile
sipario immerso
gronda ruscello in piena
esonda il sangue
esatto colore delle scarpette.

Ce n'è abbastanza per tutti
di ricchezza
non spergiuro
di ricchezza
ce n'è per tutti
ben più che abbastanza
neppure da quel giorno
che ammazzarono Carlo
mise piede
miseria d'idea
il cecchino raccolto
neppure un passo
indietro
il macellaio non smette
i candeggi alle nuove divise
prendo un uovo intero
un tuorlo
olio leggero di semi
salo
Salò
zucchero ombra d'aceto di riso
veloce immergo
il minipimer
dal basso all'alto
riesce sempre così
la maionese
aggiusto di limone
Al Arabya mi porta a Damasco
fermarsi rispettosamente qualche attimo
in raccolta
solo
qualche attimo
solitario
poi tuffo l'indice nella salsa
lo succhio goduto
i cuori di palma
insieme sono la sua morte.

Mai è cambiato
quelli ammazzano
gli altri
che sono sempre quelli
non ammazzano
ma lo stesso ammazzano
d'intellettuale organico
dal palco
io scrivo una poesia
e ti truffo.

Lucio Galluzzi
©2011CCL






venerdì 16 settembre 2011

VENERE LESA LUNA





Sono nato oggi
nel bosco dove la quercia
è caduta
succede senza successione
difficile capire come
ma
quando cade una quercia
per secolare che sia
in un attimo solo
sparisce
resti lì fattosenzesserfatto
il bosco non è più bosco
cambia nome
cambia luogo
né più albergo sicuro
celato
per gazze e merli
né più castello di torri
dimore d'insetti minuti
sfalcia l'erba sotto i piedi
le talpe possono purtroppo vedere.

Sono nato oggi
sette ore e diciassette minuti fa
esattamente
nel non bosco senza quercia
mi manca la benzina e ho paura
non suona più il telefono
lo avrebbe dovuto fare alle 6.20
prima di tutti
ciao amore diceva
amore ciao
a me veniva in mente Dalida
i suoi polsi
non mi faceva ridere
ora che non c'è
né più un ramo per l'altalena
dovrei prendere posto
ridare il bosco
ma il mio amore diceva
"siamo sterili cose
non seminiamo
non raccogliamo".

Anima caos
classici conversazione cuore
dialogo emozioni etimologia
evasione infanzia luogo
memoria nostaglia
ricordi riflettere rumore
silenzio tempo toccare
vaticinio.
Basta così.


Lucio Galluzzi
©2011CCL




giovedì 15 settembre 2011

6,02x10 ELEVATO A 23





Sospeso
stratificato
negli orizzontali
di questo cosmo
assegnato
ci
mento
quando ignoro
l'addentrato rumore
immobile
della nota bassa
impronunciabile
non orchestrale
sottesa
d'armonica ottava
una sola emissione
respiro
del moto
ciclo
orbita pesata
i corpi danzano
intorno
e mai cadono
immutato apparente
il lume
che fotoelettrica
Dio
la meraviglia.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

mercoledì 14 settembre 2011

TALLONI



Quei frutti non maturavano mai
nei mattatoi dove ho dimorato
fermi a neppure colore preso
i germogli
era tutta una guerriglia di tendini
tesi
pronti allo strappo
pagare saldare mangiare
mangiare saldare pagare
la fame
a centinaia le tachee aperte.

Quei frutti cadevano acerbi
nei mattatoi dove ho dimorato
a terra s'aprivano arresi
spandevano colonie d'emazie
conquistando segatura
le immaginavo impronte
piedi pressati
su esofagi
dall'alto del gancio al soffitto
altalenavo
nel mio Abu Ghraib
la fame
a migliaia le mani aperte.


Lucio Galluzzi
©2011CCL

martedì 13 settembre 2011

LA POESIA






E' quella cosa chiamata poesia
che tu allora vorresti scriverne?
Della quale.
Di cui.
Esattamente quella identica oggetta
scatolame
reparto drogheria
metterti lì da solo
lacrimare
singhiozzare
nodo alla gola
scorsoio
liscivia alla corda
volendoti poi nel mentre
tu stesso
tanto e tanto bene?
Vorresti davvero fartela
posizionarla
girarla
ad angolo
piantarglielo
spingere
a fondo nel fondo
alla baciata
rotta
endecasillaba cadente
la poesia.

Siccome la sera
ogni sera
tutte le sere
qui dietro nella conigliaia
vicina
inumano strilla di bimbi
sotterra precisi
prima gli strappano labbra
troncano i piedi
dormo attento gli esterni
dai muri mi gronda il sangue
sopra la lavabile
acrilica
Atrofico poi
mi coglie quel Sole
improvviso
m'accende diseducato
esso che non avverte
quand'illumina
lo so
quello è il dolore
lucido incerato
della vita
il mio fucile sempre carico
non sa
perché io non so
in quale bosco
addentrare la caccia
alla felicità.

E' di questa cosa
che vorresti scriverne di poesia
chiamandola?
Tu con il cuore in mano
a piangerlo depresso
lo stesso
tu.

Scolo.
Liquami d'avanzi
al mercato.


Lucio Galluzzi
©2011CCL

domenica 11 settembre 2011

NIRURI




Non si guarda mai abbastanza
l'apparente insignificante
abbandono
che a niente serve
dicono
i tutti
nulla
numerari
plusvalorici
dopo mesi
stando così le cose
che non stanno mai
permanenti stasi
non essendo condizione nostra
tra le fughe strette
angustia d'architetto comunale
esattamente in quelle
il prato sotto
esplode d'ira
dimostra
il facile uscire dallo schema
insegnando saggio
l'occupazione di suolo
senza slogan
determinato
s'allarga
spande braccia
a mani pronte presa
di perenni rampicanti
uniscono
proseguono
ogni volta più forti
ogni volta più folti.

Mi siedo ogni giorno
nello stesso punto
annoto la progressione
sicuro di quell'Opera
in mezzo all'orda
dei senza sensi
so che il mio ottavo
sa
che io so
me ne sto zitto
anche quando
puntuali
tre volte l'anno
per delibera
irrompono gli accalappiaerba
e dopo guerra totale
tutto è maledetto ordine
illusa pulizia.
Ci metterà pochissimo
il prossimo soffione
a mostrare miracolo.

Lucio Galluzzi
©2011CCL

venerdì 9 settembre 2011

RAL 7016

[da leggere sospirata, sincopata, veloce
con questo sonoro http://www.youtube.com/watch?v=oppXT734PaY]





Antracite
lento deflusso
oracoli
d'Elfi
esofageo
attraversamenti
privi d'attenzione
ossiriduzioni
flebili fili d'erba
s'aprono ombrelli
d'enormi meduse
ai cieli
di pioggia ferma
trattenuta
trappola
senso asmatico d'Epicuro
il quarto caduto
Partenone
corride spadate
arena rossa
segatura
grumi
l'orecchio alla dama
stilla l'abito della festa
traspare
la carne
Olè.

Antracite
Londra fumosa
il ponte sopra
un ponte di passaggio
civile alta
melma
fanghilia
in seduta fissa
famiglia
sbatte un passero
metro
politania
al vetro
spegni quella luce
adesso
spiuma piccolo
alba
cinerea
minor alpestris
urbica collurio
senator excubitor
alla campana
urtando vai
finché non muore il porno.
Olé!


Lucio Galluzzi
©2011CCL

martedì 6 settembre 2011

ERA LA MADONNA



Dovevo portare le scarpette immacolate, quelle di marca buona, che fanno camminare bene i bimbi.

Odoravano sempre di bianchetto fresco. Lo ricordo quell'odore: vernice fresca e leggera trielina. Lo ricordo quell'odore. Lo ricordo bene.

Tutto il resto addosso era coordinamento, niente stampe ricami sberleffi non ridevo mai guai alle fotografie perché gliele rovinavo.

Tutte.

Appena capivo ero smorfia niente posa semmai un minuto corpo contratto.

Lì appaio spastico.

Sempre.


Scappavo solitario innamorato catatonico d'ogni elemosinante barbone pifferaio sciancato mutilato, li seguivo andavo dietro per chilometri nella città, sempre poi i carabinieri mettevano fine al viaggio riportavano alla reggia il piccolo principe: tutta una festa per il ritrovato non rapito.

Fino alla successiva ipnosi


Scendevo lo scalone terra battuta rossa che dai ricchi portava all'inferno nel vicolo del non si va mai lì, me lo facevo tutto ed era meraviglia incurante magia di fango fogna a cielo aperto, immergerci le bianchettate, empirico del lurido laggiù alla penultima baracca, prima della curva, verso la seconda discesa al male.

Un vecchio muto ogni mattina suonava un trombone

mi bloccavo lì davanti adorante la coulisse, ad ogni avvicinamento a me scopriva schiuma e bava di sputazza.

Non me ne andavo.

Non potevo

Venivano a prendermi i lacrimanti ed era di nuovo festa.

Per loro.


Smisero gli alleluia

dopo la mia entrata di corsa

dal macellaio

era enorme il quarto di bue

agganciato

fumava

al centro pulsava qualcosa

ritmico

come un cuore

dissi che era la Madonna

nella mia testa

lo dissi anche dopo a voce

ho visto la Madonna.

Lo dico ancora adesso.

Era la Madonna.


Lucio Galluzzi

©2011CCL