
I pianeti mi fissano ora che guardo in basso
la mattina è di piombo raffiche mute alle gambe
mi riprendono nello stagno galleggiano
santità già lontane scavo buche profonde
per sparire e inoltrare la preghiera smentita
che scordata come nota di basso sfondato
rovina lo spettacolo eppure vivo lo stesso
lo frequento questo schifo di essere
che possiede
solo avere
e mai luce
e mai aria pulita
sto lontano da voci bocche e lingue
che chiassano mi indosso di specchi
io rifletto e mi scordo sono la lama che taglia
mai le vene ti bistecca felice d'esser piètas
s'abbandona al rifarlo sorridendo meccanico
d'asmatico profondo il piacere mi prende
sono lima per ossidi geniali
non divido la panchina con altri
state lontani ché nessuno mi può sopportare
solo qualche rifiuto ha il permesso d'amare
minimamente pochi cantori del buio
s'avvicinano al coagulo
ma vi amo lo stesso
voi che trasportate
il disastro
nel cuore.
Lucio Galluzzi
©2011CCL