
martedì 30 agosto 2011
Adyar

lunedì 29 agosto 2011
Di te

venerdì 26 agosto 2011
FünfundFünfzig
La cinquantacinquesima lezione
non è mai iniziata
è ancora lì che aspetta
e può aspettare
impossibile andarla avanti
come nei bagliori dell'anima
è impraticabile
al comune conoscere
e la lascio perdere
la mando a perdere
io quel vuoto a perdere
senza cauzione
non ho voglia di restituzione
anche la rima è un caso
fortuito
inserito nella libertà del non fatto
programmato
schedulato
Quanto è vero che ad un limite
inconoscibile
tutto si smette
abiti compresi
che hanno fatto il monaco
no reservation
mi porti quel che capita
scelga lei per me
non ho gusto.
Quella maledetta
la cinquantacinquesima lezione
mi fissa
io che sono bravo nel non pesare
mi giro dall'altra parte
mi parlo d'altro
mi rido
con da sempre
quel bostik giallo tra le labbra
se provo a tradirmi
si strappano
è disciplina
completa
solo ora ricordo
quando mi nacqui
Scendono lievi dai sentieri
i tiepidi giovani
venti timidi.
Lucio Galluzzi
©2011CCL
domenica 21 agosto 2011
Fiere
Non c'è per nessuno
per nessuno ce n'è
che vuoi sentire tu
mai provato quello che il Poeta
descrive d'ala imbecille
schiaffo sulla nuca
e parli troppo del troppo
superfluo
come te
noi tutti
branco di fiere
dai carrozzoni cattivo gusto
fetido odore
si balla e saltella
un continuo
non c'è tregua
non ce n'è per nessuno
è continua questa guerra
personalissima
estesa
interstiziale
mattino sera notte aurora
niente pause sempre a scavare
per nascondere verità
e noi stessi insieme
sottoterra
stratificati
frequentiamo i precedenti
giardini pensili fossilizzati
vite d'altri esposte in pietra
tutto d'un colore solo
piombo fuso
non ce n'è per nessuno
e nessuno c'è
solo l'archeologo s'accontenta
mi spennella
spolvera
soddisfatto
la scoperta.
Lucio Galluzzi
©2011CCL
giovedì 18 agosto 2011
Hu diyelim
Mi desertifico
mi nego
al frastuono
al rumore
a questo presente
al loro minerale
mi trovo Sorgente
all'acqua originale
immobile
sospesa
ed è lacrimale
l' immersione
causa iniziale
mi emana
respira la Vita
Abbandono del tutto
la legge
la tutela
dimentico il tempo
la mia convenzione
tacciono i sensi
le tribolazioni
ormai sono unione
pulviscolo tra le cose
Posso sentire echi di Cesare
cicute nei calici
la gola accogliere
asini andare
il fumo di Brema
fior d'aranci a Cartagine
āsato ṃā sat gamayā
tamaso ṃā jyotir gamayā
ṃrityor-ṃā āmritam gamayā
Ascolto
la notte passare
la stella nascente
che rotola al giorno
la signora in lini
canta e profuma
lenta cammina
verso gli incensi
Non ho desiderio
niente dell'indietro mi prende
il tutto si muove con me
che mi muovo col tutto
e dormo
nel Giardino
tra erbe e rugiade
mi parlano i cervi
s'illuminano i grilli.
lunedì 8 agosto 2011
THEY THE PEOPLE - 2
Adorno Suite
Anche in piccoli gruppi riuniti i singoli ai singoli amano la mattanza.
Si svegliarono tutti alla medesima ora. A dire il vero, qualcuno prima.
Avevano programmato dall'anno precedente, nelle sere d'inverno e ghiaccio, tra rutti di birra popolare e carni alla griglia, l'evento battesimale.
Senza mogli, si dissero.
Quel mattino erano tutti un fremere muscolare.
Rico, che non usciva mai di casa senza aver puntualmente eiaculato sul ventre della sua donna, saltò l'idraulica.
Fu come miraggio vedere Selmo già pronto, lì davanti al porticato di casa, dritto e teso come lo scorsone il giorno di San Giovanni.
Quando i simili si trovano tra simili non tardano tra loro.
Hanno una sorta di radiocontrollo satellitare incorporato al polso, spaccano il secondo, all'unisono. Tutti.
Alceo mise il barcone, uno ad uno gli altri portarono gli strumenti.
Se il fine è simile e i mezzi identici, gli umani dalle proprietà comuni mortali, in insieme univoco, senza conoscenza alcuna d'Eulero, compiono l'atto di volontà.
Basilare è che l'atto sia idiota.
Sapevano che esattamente a neppure cento metri dalla riva li attendeva la barca di Duiga.
Ed erano già lì, all'incontro. Pronti.
Per loro fu un gioco da nulla scendere le reti e fare la camera di morte.
Portoscuso li fissava da dietro, Carloforte a oriente, lì vicina, immobile, come sempre.
Pasturarono e passarono i tempi canonici e iniziarono a issare.
Strano che le esche fosse rimaste intatte.
Ma quando i figli di Machiavelli vogliono portare a termine l'impresa, costi quel che costi, lo fanno, senza dubbi o domanda neppure di rito.
Fu pesca miracolosa, arpionavano e buttavano sul ponte i corpi di uomini, donne, bambini, giovani.
Senza un filo di grasso inutile.
Nessun dimenamento.
Le acque erano finalmente di nuovo rosse come ai tempi permessi.
Da lì, poco ci voleva per l'acqua internazionale.
Non c'era da perdere neppure fatica per sistemare le prede nelle gabbie d'ingrasso e attendere.
Barattarono il raccolto con l'abituata nave giapponese, in cambio trenta piastre d'argento per ogni pezzo e Tequila col verme per tutti.
Il moderno e colorato Pearl Harbor oggi si chiama Sushi.
Prima dei bocconi, gli umani pregano e ringraziano il loro Signore per il cibo benedetto donato loro anche oggi.
E siccome i Signori sono tanti, sparsi nei cieli del del globo, le tavole imbandite diventano Babele.
Lucio Galluzzi
©2011CCL
sabato 6 agosto 2011
Tà
E' scivolo dalle vette più alte
che poi sono basse
le nostre montagne hanno le cime contrariate
piantate in terra
E' da lì che scendiamo
o saliamo
neppure ci diamo sapere
come nei giardinetti
quello dei bimbi
loro si divertono e gridano la gioia
noi non più
caliamo come quarti di vacca
appena aperta
fumante
ammassati alla prima strettoia
ammazzati già dall'inizio
consumati fin dalla caduta qui
che non abbiamo memoria
ci siamo tolti la voglia pura
pure
di giocare con dio
però si scende lo stesso
quello che appare il basso
non lo è
la Luce non si mostra
più
per terrore
si pensa alla tenebra come male
alle discese cieche
si ha paura
non la si culla
la paura.
E' scivolo che ci porta
e tu che del mio scalpo
hai fatto borsa per tabacco
neppur fumando
non crei dolore
manco quello puoi più
Vado veloce all'acqua
quella Grande di Sorgente
senza parola
senza rumore
senza disturbo
qui nell'Immenso
fuori dal Caos.
venerdì 5 agosto 2011
IL MITO E IL CONDRIACO

I pianeti mi fissano ora che guardo in basso
la mattina è di piombo raffiche mute alle gambe
mi riprendono nello stagno galleggiano
santità già lontane scavo buche profonde
per sparire e inoltrare la preghiera smentita
che scordata come nota di basso sfondato
rovina lo spettacolo eppure vivo lo stesso
lo frequento questo schifo di essere
che possiede
solo avere
e mai luce
e mai aria pulita
sto lontano da voci bocche e lingue
che chiassano mi indosso di specchi
io rifletto e mi scordo sono la lama che taglia
mai le vene ti bistecca felice d'esser piètas
s'abbandona al rifarlo sorridendo meccanico
d'asmatico profondo il piacere mi prende
sono lima per ossidi geniali
non divido la panchina con altri
state lontani ché nessuno mi può sopportare
solo qualche rifiuto ha il permesso d'amare
minimamente pochi cantori del buio
s'avvicinano al coagulo
ma vi amo lo stesso
voi che trasportate
il disastro
nel cuore.
Lucio Galluzzi
©2011CCL
mercoledì 3 agosto 2011
LA CARNE
Difficile
impossibile
che serpi mangino colombe
son luoghi diversi
lontani
gli uni strisciano
le altre volano
quelli restano a terra
occhi all'insù
stupidi
impossibile elevazione
ed è vero che hanno quel Piede sul capo
pressato
al basso
più basso
Qualcuno dice che sono i lupi
quelli sì
se le dilaniano le colombe
lo dice qualcuno
che non sa
uno col pelo e il vizio
contro natura
Quando ero magnolia
ad Hatoma
si posavano accanto ai fiori miei
ero una delavayi
nonostante i seppuku tanti
lì alle radici
petali e piume non presero mai di rosso
questi miracoli
al vento piume e petali si volava
insieme
eravamo nuvole
e cielo unitamente
Fu un disastro l'arrivo dei meli
una catastrofe i frutti
a cadere sulle teste
pensanti
Diventammo carne.
Lucio Galluzzi
©2011CCL
lunedì 1 agosto 2011
ACARTESICA

So il dubbio
che mi ossigena
che è il mio pensiero
che mi rende sono
che mi esiste
che mi nutre e protegge
che mi conduce nei bassi
che non mi fa credere
mai
so delle fogne
dei condotti nauseabondi
dei ricoveri d'ondulato
dei tubi caldi per vapore d'altri
dei buchi dove scendono
dello sparire per ancora non morire
del non morire ancora come maledizione
continua
resistere alla vita
con la vita che ti resiste
purtroppo
continua
non c'è 25 aprile che ti porti via
infine per te
per me pure
per tanti e mai troppi
in maledetta stirpe
si sussiste
non si sustanzia
so degli appigli
quelli sopra i marosi
quelli disseminati su come una tavola
quelli galleggianti nella calma d'olio
quelli degli umani per tonni
quelli che ti salvano [odiata àncora]
quelli antroposquali
quelli da sci fi che fantasia non è mai
quelli che ti schiantano la testa
quelli che una raffica e tutto tace
solo risacca
So il dubbio
analogia di Dio
che è certezza per Esitazione Prima
che è marea e non ci si abbandona
che non ci si fida per i fiumi lenti
che non la vediamo l'Immensità Una
che è Oceano
che non discendiamo
che non sappiamo d'essere zattera
già sulla rotta.
E mi dispero
coi misteri della bussola.
Lucio Galluzzi
©2011CCL