venerdì 28 settembre 2012

SEMAFORICA

C'è chi sulle panchine a ridosso di pubblicità
dietro tabelloni tenuti insieme da ruggini e carta smorta
radi capelli bianchi perché la tinta costa troppo
la pettinatrice di più il barbiere cinese lontano
sottovoce racconta a una sconosciuta lì per caso
i malanni dell'animo che non ce la fa a camminare
ricorda una confessione quell'istantanea cattedrale
nel frattempo dal cambio di colore di un semaforo
alla prima ingranata è sembrato un intero secolo
il viso bianco del mare che non vede da chissà
anemia di quell'età che si toglie tutto e di più
centesimo dopo centesimo anche il latte
e il pane ormai è un lusso che neppure i giovani
se ne stava in lento dondolare il busto con una borsa
vuota come assente era il tutto intorno
foderata finto jersey quella lanina elastica
approssimativi colori non più da scegliere
obbligati e solo quelli lavi stendi e non stiri
presi tra la bolgia che assale il banco del tuttotreuro
non si cambia la merce signora
quello che ho è lì cosa vuole di più prenda e vada
scucita all'orlo penzolante dalla seduta
si mette a posto una ciocca opaca
barba di mais immersa in varechina a lungo
l'altra la sconosciuta lì per caso che fa finta
annuisce non sente una sola parola
al portare indietro la mano dai capelli canapa idraulica
un piccolo lampo all'anulare disarticola l'attenzione
il raggio di un Sole improvviso diverge in iride completa
dal solitario piccolo eppure splendente.

Lucio Galluzzi
C2012CCL

giovedì 27 settembre 2012

ZAFU


Sospensione infinita
allontanata esponenziale
di diedi in dieci dalla Sorgente
più distanzi l'Origine
maggiore l'effetto profondo
parossistica micronizzata
precisamente scoccata al centro
esitazione zero
sei la freccia e bersaglio
tutto in quell'Uno
la stessa identica cosa
se per caso un alito decolla lieve
la farfalla sull'ultima foglia
trascende il materiale
si spoglia delle tegole sue
in pioggia solenne
ordinata
decadono sul tetto
del prossimo Tempio a venire.

Lucio Galluzzi
C2012CCL


martedì 25 settembre 2012

SIBILLA

Intanto il nero avanza
in quella procedura nota
all'insonne abat jour
ristretto negli illusi fotoni
quei cretini balzellanti
trottolette convinte
truccate veloci falene
destinate a plafoniere
fisse
è assalto continuo tra loro
l'uno agguanta sicuro
gli altri dispongono dio
frazionato millesimale
nella corda del basso
fino alla caviglia scappata
tra somiere e cime di faggio
fisse
occorre trattarlo come si deve
obbligo del pilota
lasciare l'udito in pena d'ascolto
su quelle scale a occhi chiusi
frequentare i pedali
a cucchiaiate in sordina
quasi non toccare le anime
fisse.


Lucio Galluzzi
C2012CCL

lunedì 24 settembre 2012

TAGLIO AMSTERDAM


Eppure senza dubbio d'ombra
risuonano ancora le valli d'oltremare
blu intense calate foreste
ondeggiano ritmiche ai venti liquidi
mai ferme in sonno neanche assopite
di minimo inaspettate risorgono
magnetica Selene evocate
s'adagiano mutazione ofidica
com'abbandono dermico
stranamente similianti
a verdure quotidiane
risacca materna l'onda
al primo Sole diamantina.


Lucio Galluzzi
C2012CCL

sabato 22 settembre 2012

CANTO D'AMORE

Daniele veniva tutti giorni a studiare a casa mia.
Faceva chimica industriale ed era campione di pallavolo nella squadra della sua città.
Diceva che nel soggiorno trovava quella pace e calma che mai aveva sentito in altro luogo.
Io ero al primo anno di Liceo.
Lui preparava gli esami disteso sul divano, io maledivo Lucrezio sul Perelli al tavolo rotondo in palissandro.
C'era anche Paolo che il sabato mattina, ogni sabato mattina, passava a trovarmi.
Pure lui sentiva in soggiorno l'energia positiva.
Si addormentava senza accorgersene e si abbandonava tranquillo.
Più volte comunicava che lì, in quell'angolo, vicino ad una poltrona ci si sentiva come in un tempio sacro.
Daniele viveva in Emilia, però sistematicamente tornava nei suoi luoghi di origine, appena arrivava mi telefonava e 'fissava' le sue sedute di studio da me.
Mi raccontava molto di lui, forse anche troppo.
Ma era bello ascoltarlo.
In Emilia abitava di fronte ad una azienda alimentare che trasformava anche carni: era certo che con la sua laurea sarebbe finito a lavorare lì.
A volte si metteva alla finestra a guardare i carichi che arrivavano alla ditta.
Una volta vide un camion scoperto, pieno di frattaglie e altri resti animali, sopra al mucchio c'era il cadavere di un asinello, ormai verde bluastro per la putrefazione.
Non c'era alcun problema: usando nitriti e nitrati giusti, aromi artificiali e altra chimica, le carni sarebbero ritornate rosa, anche rosse, saporite poi messe in scatola con la gelatina.
Non la dimenticherò mai questa cosa dell'asinello.
Mi accompagnerà per tutta la vita.
Ogni tanto riemerge, la visione, d'improvviso.
Come successe quando vidi il Querelle de Brest di Fassbinder.
Nel preciso momento nel quale Jeanne Moreau cantava Wilde... "Each man kills the thing he loves", eccolo: l'asinello!
Chissà poi perché gli umani troppo umani si meravigliano così tanto di quel fenomeno naturale che chiamano "presagio".
Li ho mai capiti.
Continuo a non capirli.
Si stava così bene nel mio soggiorno, c'era quel senso di pace, introvabile altrove, un Dojo, un tempio, un tabernacolo, una giusta vibrazione per il cuore d'anima pulsante.
Si stava veramente bene.
Non fu un caso [le coincidenze non esistono, neppure i destini e le sorprese dell'esistenza] che arrivarono Unni, Visigoti, Attila vari, tutta la famiglia Borgia coi veleni, Vampiri fin troppo noti, buchi neri a succhiare quello che c'era in quel soggiorno e in me.
Gli assassini erranti d'amore cercano proprio posti così.
I cannibali stregoi vogliono prede precise.
Non mollano fino a quando non ti hanno dissanguato e tutto il tuo è passato in loro.
Non se ne vanno neppure quando sei in agonia: vogliono tutti gli organi interni.
Non fu un caso che quell'asinello e Jeanne Moreau erano mantica, precisa, netta.
Fu devastato il soggiorno.
Crollò tutto, pezzo dopo pezzo, ma nel tempo.
Ogni maceria me la porto addosso, sono i miei tatuaggi.
Diventai vacca al macello, con tutti i miei tagli di carne segnati col pennarello indelebile del beccaio.
Intorno ho gelatina succulenta.
Non so di che marca sono.
Sulla lattina non ci sarà un'etichetta di quelle costose, lo so con sicurezza.
Manco sono esposto in un supermercato normale.
Sottomarca al risparmio in un hard discount.
E siccome il Karma gira ed è matematico nella scienza del suo colpire, ci sarà un altro amore che mi comprerà, mi concerà per le feste, con pomodorini, cipollotti, olive taggiasche, cubetti di provolone e quella meravigliosa glassa di aceto balsamico.
Mi mangerà infine.
Povero maledetto l'amore degli umani troppo umani cannibali; divorano la carne in scatola e non  smettono di dirgli: "ma io ti ho amato, ti amo ancora" e dilaniano senza tregua.
E siccome il Karma gira ed è matematico nella scienza del suo colpire, gli stragisti del cuore non sono mai intelligenti, le vacche in scatola a volte s'incazzano anche:
ero botulino puro.
Mortale.
Manco una fottuta ruga gli ho tolto.

Lucio Galluzzi
C2012CCL


martedì 18 settembre 2012

T'AVESSI AVUTO

Chi glielo dice adesso al cuore di Fallot
che bello come un sole in pieno sereno
se n'è andato uscendo dal diario sui muri
di un bagno bambino solo già bruciato
cenere d'occhi sempre cerca di volermi bene
non lentamente mai è disonorevole
meglio il fucile quello a pompa
che questo tutto pieno di niente
colmo all'orlo e si può ancora di più
riempire la vita del vuoto cavo
e sangue senza difesa
senza difesa
il sangue
baciare poi chi incontri ognuno
fa male e mi riporta indietro com'ero
odio mia madre che odia mio padre
odio mio padre che odia mia madre
mi odio perché vogliono sia infelice
fischiettavano qualsiasi cosa
da bravo io rifacevo ancora meglio
la calopsite di casa in gabbia
ah che bravo bambino biondo
è biondo come la sorella
ma suona di delizia
suona forte più forte ancora di più
amo troppo la gente non amata
di quel troppo che non si può essere amati
la sento dentro quella moltidudine
on Kyoto lunatics waiting for Zen
io sono lunatico non aspetto
ho sette anni non di più ora
che dico non lo so quanto ho
niente di certo.
Chi glielo dice adesso al cuore di Hales
che il bello più bello del sole d'Antardide
e lì nella serra che pare dormire
dormire pare nella serra ed è lì
mi farà da altare scrive.
Quando un bambino vede un bambino morto
non parla non grida non piange
diventa culla.

Lucio Galluzzi
C2012CCL

lunedì 17 settembre 2012

VIOLE

E' successo
che non è successo niente
come mai memoria ricorda
nulla
inutile ogni qualsiasi richiamo
vuoti gli urli nel sonno
cataplessia in atto unico
d'amore
è tutto quello che resta
un semplice disturbo
una esagerazione normale
eccedenza
esondazione dall'argine
neurovegetativo
simpatico l'impianto d'irrigazione
perenne
giù in fondo ai piedi
calati nella terra
non radicano
spararsi decisi qualche dose
perclorica
giusta mirata ai sesamoidi
e restare in desinenza assente.
E' successo
che non è successo niente
seppure per tutto il giorno
i papaveri suonarono viole.

Lucio Galluzzi
C2012CCL



sabato 15 settembre 2012

LA MERDA DEI POETI

Proprio nel cuore di questa notte lunga
nel mezzo di uno dei soliti misfatti sessuali
così come monitorizzo orto e clino statica
ho dovuto d'obbligo pesare la mia anima
rituali routine timeline mantengo l'erezione
o la mollo per un poco perché il sangue pesa?
Chissà perché non ci spiegano mai da piccoli
lasciano a noi soli la frequenza delle caverne
le viscerali senza mito o auriga di sorta
non si deve non si può non si addice
farfallina bella bianca vola vola e mai si stanca
vola qua vola là poi su un fior si poserà
non avevo piume di comparazione
ché agli angeli presenti se le stacchi s'incazzano
altro che no! Scobaltano, t'istantaneano,
ti spediscono dritto in posa al tuo S'ignore
soprattutto dritto
ma io avevo mollato l'erezione
su quello con c'era dubbio.
Meglio i tomi dei grandi parolai di dio degli altri
come metro di misura o la merda dei poeti
uno Schopenhauer unito a qualche altro rim[m]atore
- voglio sentire come la leggi questa! -
sul piatto della bilancia e all'altro, in vista, nudo,
il mio fiato pesava oltre immaginabile moto personale
tanto che si ruppe la bilancia
non la mia psiche, quella malefica tradisce sempre,
non si disossa mai.
E venni come viene qualsiasi animale
squinternandomi.


Lucio Galluzzi
C2012CCL








venerdì 14 settembre 2012

LA QUINTA MALATTIA

Non importa
non c'è sustanza
nego anche l'evidenza
ogni plausibile vista
dei tabernacoli consacrati
ignoro particule
per ogni angolo
anche sperduto
pure spergiuro
sono
e
soddisfatto mi cullo
nel dondolìo estremo
strapiombo
tra catene conosciute
d'altalene e monti
similcopie
in questa vita ebete
d'ignari portatori sani
d'affetti assediato
ormai
da millenni
mi cade sul cotto Giovenale
appena incerato rosso
tra fughe e procelle
pensano a tempeste
gl'idioti mostri
intorno.

Lucio Galluzzi
C2012CCL


giovedì 13 settembre 2012

PURPURIAL

Esplode
l'azzurro
d'improvvise perle di giada
quelle imperiali
come passare tra fori
d'un colino in fiamme
versato su zucchero in zolla
l'assenzio
ricorda il prato
appena bagnato
di notte serena
è il profumo d'un confetto
flambée
quello che fonde
il mio inguine assolato
restituisce piaceri contrari
mai sì avvenuti
quei fatti presi scorpionati
autoimmuni
strofinarsi cheratosi
illusi d'esser cicale
e cantare felici
i Demoni d'amore
zoppo.

Lucio Galluzzi
C2012CCL

mercoledì 12 settembre 2012

PAOLO

Pulsano ancora di vita
i gigli a Damasco
nei campi di sterminio
nutriti a nerofumo
tanto che tappeti nomadi
stesi con attenzione
nel mezzo del disastro
sono passatoia eterna
verso la Via senza più segno
non c'è cavallo arabo
ad irritarsi di schiena
assenza di caduta stavolta
lo si sappia chiaro
quello che un tempo era Luce
ora nascosto è diagonale
oltre penombre
regna in apparente barbarie
al buio
raccolto
ad infilare la mano
in quella nebbia di pesa reale
pensi al suono
almeno
di un lieve sospiro
tra frammenti di vetro
spostati tra loro:
è silenzio ormai.


Lucio Galluzzi
C2012CCL


lunedì 10 settembre 2012

MUMIAH

La Bellezza appena vista
quella apparsa due attimi fa
sparata di fotoelettrica
dai cancelli di Pietro
è solo un minuto barlume
d'inizio del terrore più fondo
piombi ortopedici tutori
dell'ordine carnale previsto
mi trascinano solo in orizzontale
da un punto di fuga all'altro
senza un credo
io ne sono felicemente sprovvisto
se solo provasse a stringermi
nella sua Assenza
mi terminerebbe.

Lucio Galluzzi
C2012CCL

domenica 9 settembre 2012

LA VIA LATTEA

A che punto è che è la tua Notte?
Non si parla
non è ammesso
lontani sempre
desidero forte strumenti
atti
di dolore
punte al cobalto
precise
a deflorare l'Architettura
quella cattedrale
che sta intorno
a questo essere mio
che non è stato mai mio.
A che punto è che è la tua Notte?
Allora c'erano ancora sentieri
traccianti
fosfori
i cieli
e fantasia d'astronavi
si giocava a partire per sempre
per sempre
a partire
infilavo la lingua
tra i poli della batteria
la scarica era segnale
radar
senza mani a premere
girava pazza
la trottola sei suoni
luminoso personal UFO
usciva Bach da quei fori
organo a canne
quale toccata
e non fuggivo
mai.
A che punto è che è la tua notte?
in questo vortice canicolare
senz'acqua di scorta
o ruotino
poco stupore
anzi niente
depilano rose
meticolosi
e spingono di lombi
cosce
iliache
dentro
contro l'imene
che i pianeti tutti
la legge del cosmo
stanno a un palmo
sotto
l'ombelico
la Via Lattea si perde
dentro un lattice annodato
gettata nel buco nero
del cesso di casa.

Lucio Galluzzi
C2012CCL

venerdì 7 settembre 2012

EXANIMATIKA

quasi non percepito
il battito dei polpastrelli
all'inizio per caso
d'ogni atto d'accusa
comincia con lettera minuscola
come i tuoi occhi vedono
all'inizio per caso
ritorna daccapo
è similritornello chiuso
in quella piccola scatola
nella schiena di bambola
che a pancia in giù
risollevata poi vagisce
a ricordo di una vacca
poco prima del colpo
al centro della fronte
stramazza al suolo
all'inizio per caso
quasi non percepito
il battito dei polpastrelli
sulle ali frantumate
di una farfalla spillata
crocifissa al velluto verde
un poker perdente
alla periferia
sul tavolo da gioco
di Vostro Signore
il Macello.

Lucio Galluzzi
C2012CCL






giovedì 6 settembre 2012

DEXON

Quando abbiamo aperto la finestra
non per caso fortuito io ero già fuori
contro quel cielo vetro di fabbrica
finto come tutto quello che fa la Macchina
steso senza una increspatura o bolla
quasi non mi si vedeva quasi
dentro gli occhi e ogni parte
della generica apparenza tua
al di là del telaio erano danno
erano solo danno
la perfezione è una bestemmia
lo so bene bevendo da bicchieri malconci
reclino indietro il capo obbligato
senza respiro in dovere di guardare
la marca impressa sotto.

Quando abbiamo aperto la finestra
non per caso fortuito io ero già fuori
con le labbra cucite alla lingua
sibilavi "ma io ti amo".


Lucio Galluzzi
C2012CCL

mercoledì 5 settembre 2012

INVERNI

Mi lascerei calato
nella stupendità
di questa bassezza
assoluta
al fondo del fondo
nella segreta cantina
ferrata di un seriale
preciso come il rasoio
che agita la luce
sulla punta della lingua
di un Lucifero
prima Stella alla notte
accesa
sulla scala discendente
quali note
mai condivise
s'abbassano nelle viscere
organi
interni di questa terra.

Mi lascerei
abbandonato
nel tepore di questo Male
ch'è già più dolce
di molto
d'ogni meccanica
morta umana.


Lucio Galluzzi
C2012CCL



martedì 4 settembre 2012

FENRIR

Ondeggiano daffodils
di perdenti colori
sbiaditi
virano
al vento per niente tiepido
smutano
improvvisi
che se non fosse per campane
di un'abbazia accanto
senza nome
sarebbe maledetto romanticismo
invece
si presenta
di quella scura materia
pre cicatriziale
i te stessi
in molteplici
simili
quello dalle pupille verticali
con artigli
non usi a liuti
ti passano sopra
è un'estasi
il Sole al suo vespro.

Lucio Galluzzi
C2012CCL



sabato 1 settembre 2012

SLA

Di quell'Amore
che solo noi si sente
anche sordi totali
non importa
ma grida sempre
più forte
Dello stesso uguale
il nome
ormai bestemmia
ai troppi tanti tutti
che lo si parla
trattandolo
come spesa obbligata
al sabato del discount
Di quella carezza
chiusa ai brefotrofi
senza padre e madre
parente alcuno
a chieder visita
diventa mano e basta
fredda
SLA
Di quell'Amore
scombinata giocata
sistemone
hanno
sempre
le
scarpe
slacciate
i calzini spaiati.


Lucio Galluzzi
C2012CCL