lunedì 27 gennaio 2014

DEL POETA

Quando spezzava il pane
era come stridore
di femore suo vivo
navigato in superficie
con l'obliqua lama d'un cutter
le signorine di urlettini
premevano gli indici
forti dentro le orecchie
come tempi addietro
ma non tanto
la maestra per farle tacere
artigliava di punte d'unghie
l'ardesia liscia della lavagna
quel sibilo che fischiava
alto in ottava più alta
spargeva brivido
come il coltello raschia il vetro
d'oca la pelle de fois gras
oh che delizia
sentir sotto i denti la consistenza
di quelle inchiodate
fatte crepare
cibate allo scoppio
Si canta il male per di più
o perlomeno si tenta
ché il bene è noioso agli astanti
Quando tornerò a usar pennino
sarà spuntato
come facevo da piccolo alle suore
le adoravo quando ammonivano
e non smettevo
Fu così, semplicemente
per dispetto
che diventai poeta
un trastullo acido
un ago da materassaio
intriso nel sangue
a calligrafar parola
il verbo di Dio.


Lucio Galluzzi
C2014CCL