
Toglierti le gambe pezzo pezzo
lentamente
cauterizzare a fuoco
ogni asportazione
passare alle braccia
portarle via
non in un sol colpo
altrimenti la candela non gioca
non c'è gioco mai
nel gioco vero
l'amore non ama l'amore
Ridurti un tronco
elevarti su altare domestico
immergerti in cascate di fiori
odoranti dolciastro nauseabondo
lillà, tuberose, giacinti
e garofani tanti
d'un colore solo
ho imparato bene Adorno
conosco le virgole interne
anche l'odio ha estetica
l'orrore la sua compostezza
Così ti comporrei
starei lì a guardare
seduto, fermo, occhi negli occhi
servirti d'ogni bisogno
esclusivamente primario
mai una parola
niente sorriso
l'amore non ama l'amore
non ho più tempo
Freud era setto nasale d'oro
null'altro
forse una bocca
devastata dal cancro,
l'odio non è figlio del bene
Così
davvero
voglio calarmi
nella stanza più scura mia
quella profonda
non ammessa
osservare senza agire
vedere quel tronco
che non germoglierà mai rami
e quando sarò pronto,
io,
non tu,
aprire la porta
e liberarti nel dolore
del giorno.
Lucio Galluzzi
©2011CCL