martedì 15 novembre 2016

NCHIOVATU

Lampìa e tronìa supra a sta terra nira
comu u sangu ntrubuliato vecchiu
lassatu jettatu sutta nu Suli stutatu
i stiddi sinni jeru tutti ormai finuti
chhiù camìni e peggiu fannu i peri
ca veni vogghia forti mù ti fermi
senza t'aggirari cchiù mancu pì na vota
chiantatu di chiumbu e non ncafuddi
mai
ci fussi chi fussi na' picca d'impressioni
cacchi cosa chi pari comu bestia d'omu
ma mancu si fida 'i briscìri nascunduta
chi cassutta nun ndavi cunzulazioni
nesci staj mori nesci ancora
e nenti pigghia culuri
nenti s'appiccia
nenti s'adduci.

Lampìa e tronìa sutta a sta terra nira
e sul'a Muntagna ti sapi sciorbari
di sciumari nfocati e nfernu bugghienti
scinnennu lenti comu pariva nenti
sàti all'aria e resti mìnguli mìnguli
cù sàpi si cacchi bucceria  poi ti vòli.

Lucio Galluzzi
C2016CCL

mercoledì 2 novembre 2016

Θεογονία


La vuoi sempre più nera la notte
di notte in notte basaltica
mausolea di corvino discesa
brunita come quelle bluse
listati camiciotti d'un tempo
cordoglianze sentite
ma davvero
bellezza al bagno penale
repertata rudera decollata
impotenti attribute
raffermi che vivi.
E gioca al mio gioco
stupido figlio di Hera!
Lucio Galluzzi
C2016CCL

domenica 2 ottobre 2016

ANDREA

E' stata bellissima questa estate
di caldo cullante
abbraccio suadente
tiepide chiare acque
lontano dal chiasso
di suonerie non Iphone
stare tutta notte sveglio
sbattersi di più e ancora
fino all'aurora
rifarsi naso e bocca
prima di sfornato fresco
e croissants
tutti i ripieni
uno dopo l'altro.
Poi è morto Andrea
proprio a Ferragosto
devastante notizia
gli altri mica ci sono andati
c'erano i fuochi a mare
Inghilterra-Italia a Berna
col cazzo che ci andavo, io
per perdermi la compagnia.

Capita sempre così
rovinano pacchetti completi
pagati tutti in anticipo
non lasciano godere fino alla fine
col cazzo fritto che andavo
loro se ne muoiono tranquilli
Andrea poi che ne sapeva del 15
gli altri mica ci sono andati
col cazzo che mi perdevo
la fine del calciomercato.

E' stata bellissima questa estate
di caldo cullante
abbraccio suadente.

Lucio Galluzzi
C2016CCL




lunedì 12 settembre 2016

QUARTANA DOPPIA

Non ladra
non da Skopje
di nessun affetto
manco dei pazzi
mezzebrea murata
scappata la piccola
versare il sangue
quel poco dentro
diventare cattedrale.

Venticinque moggi 
valeva di pani
mezza di grano
mezza d'orzo
oro ducati duecento
in tal modo.

Cadere rovinare
di cuore statico
immota fissa dimora
scavata sepoltura
un atto finale
la cera agli occhi
colata divenne
perpetua fiamma
all'alto Dottora.


Lucio Galluzzi
C2016CCL







lunedì 22 agosto 2016

NUMERO ATOMICO 27

E' atto di profondo Shinto
non lesionarsi fuori mai
mantenere la verginità
offrirla alla quiete tua
che non ce la fai sotto l'occhiale
che tutto deve essere non di fastidio
alcuno.
Mesto e ipocondriaco
lontano da qualsiasi resurrezione
un incavato lume
solo nella rappresentazione
mai deposto dalla tela
una semplice banale apparenza
quieto appena mescolato
ad un orribile terra di Siena
o al giallo slavato dell'ocra
stagna
sei.

I colori rimestati
che così si assentano
in un unico
indefinito
latteo
marrone
da sempre il badile
il badile da sempre
accostato alla facciata
resta.
E' occulta Opera alta
non tagliarsi mai fuori
che dentro un rosso d'ira
disperso dal turbine
apre un profumo turchese.


Lucio Galluzzi
C2016CCL



sabato 20 agosto 2016

DABBASSO



Si sentono grida
si sentono
non è chiaro
da dove.

Sempre di più.


C'è questa quiete

in superficie
poco sopra i magazzini
forse gli infrarossi
dei cambia canali
se ti metti cuffie wireless
pigi i pulsanti del telecomando
te lo punti alla tempia
Si sentono grida
non è chiaro
da dove.
Sempre di più.

Dice che se scappano gatti

o passeri d'improvviso
senza vedere perché
può essere lo scacciatopi
o piccioni
capita a volte
diverse volte
un cambio di frequenza
un po' d'umidità
e ti sembrano urla
anche se non è chiaro
da dove.
Però si sentono.


Lucio Galluzzi
C2016CCL

LA CONVOCAZIONE

Ci provo da anni
senza stancarmi mai

ascoltare Bach
senza ascoltarlo
quell'Adagio insomma
ininterrotto mantra
gli occhi tra le onde lente d'erba
quella a fili lunghi compatti
che se un Diluvio
sarebbero alghe.

E' che abbiamo lingue confuse
attorte tutte
arroganza d'uomini
e regalo di Dio
essere per completo
in mezzo alla neve
avvolto come il paesaggio
a perdita d'occhio
in cerca di preda.

Fiammeggiante tra le corna
dell'unico cervo
la croce come rondini
anche poche
in arrivo sotto i tetti
annuncia la Primavera.


Lucio Galluzzi
C2016CCL




sabato 13 agosto 2016

GETTAR VIA CIO' CHE COPRE



Ci furono dei cieli che caddero
in quelli di sotto neri
come la paura d'una piovra
i mari lontani ormai
fuggivano veloci
inseguendo altri di prima
ciò che chiamavano uragani
s'avvolgeva dal basso all'Altissimo
e da Lui precipitava il padre
il figlio pure la spira santa.

Così il mistero Trino
ruppe le acque
finendo la nascosta epifania
erano in quattro i Cavalieri
nessuno poteva capire
genere ascendente imene
quelli che si lasciarono
["per sempre"]
naufragare furono i pochi salvi.

Rumori continuati acuti
erano gli Angeli
quelli di sempreterni
in solite forme
dagli orizzonti tutti
serpi dardi sciabola scudiscio
punteruoli alte fiamme
venti refoli ardenti
come la fede.

Rimaneva solo
vicino alla fontana secca
un'abbaiare con lapostrofo.


Lucio Galluzzi
C2016CCL
















lunedì 30 maggio 2016

SARTORIALE

Qualche volta mi racconterai
com'è stato venire contro le mie costate      
con l'osso
di certo molto più bello che allo spiedo
o di tutte quelle volte che piuttosto
me ne andavo al cesso a pisciare molle.
Che poi tra le altrissime cose
neppure te ne accorgevi.
Non te ne accorgevi neppure.
Neppure.

Ho frequentato a lungo 
le impunture qualsiasi traccia
d'ogni ripetizione nostra
articolata 
menischi e cosce
senza Stile solo dote talento e valore 
faceva un caldo d'inferno 
ed era così ogni estate
meglio non toccarsi.
Non toccarsi è meglio.
Neppure.

La sigaretta che non ha mai fine
comburo comburis combustu combussi
un ago solito per imbastire bisogni primari
un buco dopo l'altro
il filo che s'annoda maledetto
tra situazioni d'esigenza
a non potermi sentire neppure nudo
neppure
vestito di tutto punto
punto
rimagliato da bugie sicure.

Ogni estate faceva un caldo d'inferno
meglio non toccarsi.
Non toccarsi è meglio.
Neppure.

Niente emozioni mi restano impressioni.
Niente emozioni mi restano impressioni.
Niente emozioni mi restano impressioni.


Lucio Galluzzi
C2016CCL





giovedì 26 maggio 2016

L'ABITUDINE





Minuterie
inconsistenti
piccoli avanzi
stillano
d'inchiostro
simpatico
non mi tracciano
più.

Emottisi
d'altrui
poco
incidenti
ormai
quasi nulla
per niente.


Lucio Galluzzi
C2016CCL

giovedì 17 marzo 2016

MAREA

Quando per ore
giorni interi
settimane
anche mesi
te ne stai lì senza una parola
ti illudi sia Nulla il Niente
d'improvviso parti produci
ogni virgola punto a capo
disciplina in fiorita resistenza
ti sopravvivi
ti galleggi
ti proteggi
bracciata dopo bracciata.

Quando non vedi un'isola
giorni interi
settimane
anche mesi
alcuna mèta all'orizzonte
smetti così la fatica sfinito
fai largo all'abbandono
pensavi d'ingurgitare il mare
poi rabdolimico t'abbandoni a lui
quiete al disturbo
finita la smania c'è Pace.

Il gelo crea il poeta.


Lucio Galluzzi
C2016CCL



martedì 15 marzo 2016

ENCHIRIDION

A Friburgo i gigli sono di bronzo dorato
mi dicevano seri certi coreografi
io non li amavo molto per via dei colori
li accoppiano sbagliati sempre
così non ci credevo e stavo zitto
meglio fare da soli senza daltonici
e poi quei fiori profumano troppo
li soffro da sempre
come i santi che li adagiano in grembo
odorano di chiesa e detersivo
la coda alla fine è un sudore laccato
niente a che spartire con la Natura.

E' per quello che m'interessavano
in bronzo dorato su muri rosso Persia
li tengono liberi alla vista
Compostela d'olfatto metallico
all'infinito ripetuto ancora e ancora
uno pensa ci sarà qualche interruzione
tra l'uno e l'altro l'altro dopo
un pugnale si prevede
una sorta di manuale fatto a lama
fodero o fornimento
lì i gigli campeggiavano una volta
solo che Friburgo non è Francia
maledetto medioevo
e Gabriele troneggia nudo di fuoco.
Wakizashi!






Lucio Galluzzi
C2016CCL









domenica 6 marzo 2016

STONANDO

Discordante.
Una voce del cazzo
dolorava a singhiozzi
davanti una fossa fresca
pareva fosse vera
la disperazione
Raccontare dell'Armonica
che mai si sente
eppure esiste
domiciliata tra le fronde
i semi di cumino
le lame d'erba
la calce tra i mattoni
il sangue raggrumato.
Discordante.
Mi perdo nelle risate
facendomi a pezzi
cado uno dopo l'altro
senza rumore
non si deve disturbare
mai
c'è quella porta che sbatte
laggiù in fondo
e non smette
la mia realtà
una voce del cazzo.
Discordante.

Lucio Galluzzi
C2016CCL




mercoledì 24 febbraio 2016

RADAR

Parìva comu quannu minni stavu a Sigonella
nù burdellìu i radar ca frischiavunu
tutta  notti finu 'e matinati
ma puru cacchi atra cosa mbiscata
di sùrici chi mmòrunu mbelenati
Mi parìva nimalusimi dda' cosa dintra i ricchi
picchì mancu n'aeriu s'azava
cciu' diciva a' Madonna tutti i siri
ca' non potìa pigghiari calòma
e chidda si ndi futtiva i lignu vecchiu com'era
i culuri s'eranu stingiuti tutti
cufi ca' panza all'aria siccati ntè péri
"Veni beddu figghiu
veni ca' ti ddattu
di citu e sali finu
accussì ti fazzu ripusari"
Mancu i stiddi ammenzu a ddu scuru
ndi bastava una sula
Pariva comu quannu minni stavu a Sigonella
burdellìavunu i taddariti
tutta notti finu e' matinati.

Lucio Galluzzi
C2016CCL



domenica 21 febbraio 2016

FUORI DI QUA

L'amaro degli altri lo devi lasciare in pace.
E' un'aiuola minuta personale,
un fragile mignolo discreto di quel Peloponneso
chiuso tra le coste in una quasi cessata irrorazione
e quell'Arcadia sostenuta per poco ancora lieve
da un tiepido soffio olo sistolico
sempre più fatuo
L'amaro è pressoché un delitto
un'imputazione da pagare soli.

Ridevo tanto da bambino, molto
i suoi genitori mal sopportavano
e quando li vedevo in pace sereni
abbandonati puritani
li ricordo Calvino e li odio.
Erano i tascabili scompigli nascosti nel mio trucco
loro.
A tavola poi non si doveva pregare mai
il bambino aveva conati estatici
un'egloga con il Signore suo
erano
il sacrario la sua stanzetta
giovani suore smettevano il nero
per bianche vestali
Ecco il dono mai desiderato
senza corpo di marito
comunque amava quel coso
come il suo camice
come il Diploma alla Scuola Superiore
come i suoi babbomamma mai stati.
Sono diventato aspro

a cinque anni e mezzo
tutti i sabato sera quando la mandavo via
e gli Angeli consacravano la solita pietra nera
l'identica lava che stringevo tra le mani
per tutta notte.
Potenza Inesorabile volle per Amore
nessuna persiana a sobbalzarmi
il Vento
quando profondo per qualche ora
non c'ero più.
L'amaro degli altri lascialo in pace.


Lucio Galluzzi
C2016CCL







domenica 14 febbraio 2016

I CRETINI




















Quasi non mi ero accorto che era sfinito il cielo.





















Eppure ancora per compìti attimi fuori dalla miopia
si poteva sospettare di quei due Soli
troppo abbandonati
che persino tutti credevano falsi.






Tentavano gli umani lì sotto
cretini da sempre e per sempre.









S'involano felici come Pasque
ridono a più non posso
muti 
larghe bocche malate d'alito nero.
Che spettacolo, mio S'Ignore!




Fumano i grandi sigari scuri
quelli che in bocca li fanno maschi duri
durissimi
levitano d' alluminio e ceneri tossici
Mi ero accorto che il cielo era svenuto.




E' proprio terminato?
Il cielo.



Deh!
O mio S'Ignore vocativo
per questi cretini
donami un cuore
sempre colmo d'Armore.








[auto cit. "Civil Air, Lucio Galluzzi, C2016CCL]

martedì 2 febbraio 2016

ORME



Non lasciano traccia
le betulle polacche
eppure sui tronchi
portano nero d'anfibi
camminate fino in cima.

Lucio Galluzzi
C2016CCL

giovedì 14 gennaio 2016

décolleté





Ammazzerei per te
per te m'ammazzerei
t'ammazzerei per me
per te t'ammazzerei
m'ammazzerei pure per me
per chi altro sennò
è solo per me
me n'ero uscito che già tramontava
lasciando ordinate tutte le mie scarpe
[anche quelle rosse]

intorno al letto matrimoniale dei voi
così tanto per dire i miei passi
potevano essere presenti in tanti
[ma quelle rosse lo so]
l'unica volta che ci provai
era asfalto giapponese
essere fortunati
avere una seconda opportunità
fare la discesa

oh Valentino vestito di nuovo
come le brocche dei porcospini
ai piedini trovati sul rovo
riporti la pelle [di quelle rosse]
dei tuoi piedini cuciti d'ammano
sembrava quasi camminassero
squadrate come un plotone
tanto che le avevo lasciate ordinate
tutte le mie scarpe proprio tutte
[maggiormente quelle rosse]
al passo dell'oca
non ti bastava e tremavi ahimé
e le galline cantavano
solo all'uscio tu triste magro villano
décolleté.




Lucio Galluzzi
C2016CCL