che non è mia e mai lo sarà
urlano di Satana
intonaco dopo marciapiede

è tutta in vermi un brulicare
affacciati sulle vie s'annodano
in bella mostra
lo chiamano forte
firmandosi di nomi e cognomi
in faccia al sole le banche
rovesciano croci giorno e notte
affiggono soltanto chiodi
di ruggine quella fin troppo nota
ai buchi le crepe stonate
eppure tutti non s'accorgono
glaucomati maledetti
parvenze
bussano ai portali in fila indiana
chiedono ostia al servo della Bestia
in turno eletto
sorridono tutti a seicentosessantasei denti.
Lucio Galluzzi
C2012CCL