lunedì 22 agosto 2016

NUMERO ATOMICO 27

E' atto di profondo Shinto
non lesionarsi fuori mai
mantenere la verginità
offrirla alla quiete tua
che non ce la fai sotto l'occhiale
che tutto deve essere non di fastidio
alcuno.
Mesto e ipocondriaco
lontano da qualsiasi resurrezione
un incavato lume
solo nella rappresentazione
mai deposto dalla tela
una semplice banale apparenza
quieto appena mescolato
ad un orribile terra di Siena
o al giallo slavato dell'ocra
stagna
sei.

I colori rimestati
che così si assentano
in un unico
indefinito
latteo
marrone
da sempre il badile
il badile da sempre
accostato alla facciata
resta.
E' occulta Opera alta
non tagliarsi mai fuori
che dentro un rosso d'ira
disperso dal turbine
apre un profumo turchese.


Lucio Galluzzi
C2016CCL



sabato 20 agosto 2016

DABBASSO



Si sentono grida
si sentono
non è chiaro
da dove.

Sempre di più.


C'è questa quiete

in superficie
poco sopra i magazzini
forse gli infrarossi
dei cambia canali
se ti metti cuffie wireless
pigi i pulsanti del telecomando
te lo punti alla tempia
Si sentono grida
non è chiaro
da dove.
Sempre di più.

Dice che se scappano gatti

o passeri d'improvviso
senza vedere perché
può essere lo scacciatopi
o piccioni
capita a volte
diverse volte
un cambio di frequenza
un po' d'umidità
e ti sembrano urla
anche se non è chiaro
da dove.
Però si sentono.


Lucio Galluzzi
C2016CCL

LA CONVOCAZIONE

Ci provo da anni
senza stancarmi mai

ascoltare Bach
senza ascoltarlo
quell'Adagio insomma
ininterrotto mantra
gli occhi tra le onde lente d'erba
quella a fili lunghi compatti
che se un Diluvio
sarebbero alghe.

E' che abbiamo lingue confuse
attorte tutte
arroganza d'uomini
e regalo di Dio
essere per completo
in mezzo alla neve
avvolto come il paesaggio
a perdita d'occhio
in cerca di preda.

Fiammeggiante tra le corna
dell'unico cervo
la croce come rondini
anche poche
in arrivo sotto i tetti
annuncia la Primavera.


Lucio Galluzzi
C2016CCL




sabato 13 agosto 2016

GETTAR VIA CIO' CHE COPRE



Ci furono dei cieli che caddero
in quelli di sotto neri
come la paura d'una piovra
i mari lontani ormai
fuggivano veloci
inseguendo altri di prima
ciò che chiamavano uragani
s'avvolgeva dal basso all'Altissimo
e da Lui precipitava il padre
il figlio pure la spira santa.

Così il mistero Trino
ruppe le acque
finendo la nascosta epifania
erano in quattro i Cavalieri
nessuno poteva capire
genere ascendente imene
quelli che si lasciarono
["per sempre"]
naufragare furono i pochi salvi.

Rumori continuati acuti
erano gli Angeli
quelli di sempreterni
in solite forme
dagli orizzonti tutti
serpi dardi sciabola scudiscio
punteruoli alte fiamme
venti refoli ardenti
come la fede.

Rimaneva solo
vicino alla fontana secca
un'abbaiare con lapostrofo.


Lucio Galluzzi
C2016CCL