mercoledì 25 febbraio 2015

IL LATTE ALLE GINOCCHIA


 


Mi abito dentro non so davvero
dello scrivere mio se non quando parole
cadono a valanga dal vomito fuoriuscite
vergate da stilografiche caricate a sudore marino
è così che si diventa Dio facendo Cosmi e dismisure
d'incensi lordate le carni fino a bruciare
carbonella barbecue all'aperto
buttarci sopra benzina alimentare lo scoppio
d'incensi lordate le carni fino a bruciare
ahimé la Letteratura sporca alle mani
di Creta l'impasto del creare e ridar vita
è così che si diventa Dio facendo Cosmi e dismisure
e mi chiedi mi chiedi un continuo numerale
per noi che si scrive seguendo il Suggeritore
spesse volte sono molti più d'Uno
ci vorrebbe un Atto senza Dolore
dar fuoco al Luogo Presente insieme a te
e alle domande che si domandano sole
cadono a valanga dal vomito fuoriuscite
io non sento ormai più e sei presente
fin quando io lo scrivo il Verso forse prima
giacere in forma di libro abbandonato
sulle ginocchia d'un qualsiasi giornalista
forate d'amabili Parabellum a sversar latte
Mi abito dentro non so davvero.

Lucio Galluzzi
C2015CCL

domenica 8 febbraio 2015

ANCORA

E' perché non fu possibile
ai tempi d'allora che c'erano
il calibro esatto degli abissi
i mari per nulla interessati
se ne stavano in altrove letti
qualcuno che sa racconta cieli
compressi d'arie d'alte ottave
che poi noto è pure al profano
costringere Ossigeno non si deve.

Sicché rovinarono dabbasso
valanghe universali ratte
di rombi repentini assai
chi veloce parla è sicuro
quasi sempre non si tace
e noi con loro stramazzati
in questo albergo a ore
s'affittano pinne e anfibi.

Ancora.


Lucio Galluzzi
C2015CCL


lunedì 2 febbraio 2015

STELLA

Sono altrove
in quell'altro posto
dove molti ne sono
di cieli d'afflizione
io sono un ragazzino
buttato giù dal muro
in un ottantanove
che poi è domani stesso
in piena guerra e geli
pannolenci ai piedi
Jules Verne il mio nemico
spietato e silenzioso
guardo violoncelli
infissi in schiene di passanti
e la sera in filodiffusione
alcune madri nate cattive
che così è da sempre
la mia tastiera abbigliata
come un Debussy
e tu che non hai una parola
mi guardi dove non sono
piangi a secco come una bestia
fingi di farmi le feste
ti manca la coda.

Ora guardo esodi infiniti
nel tuo petto spopolato
com'ero ieri sono pure il domani
il mio domani che non sei tu
in clementi corrimani
di centri commerciali
su scale ferme mobili
nella mia cuccia di basalto
sul soffitto il film lento
in danza di sciancate
tra rosse echinodermi
piove la bava
di questa infame età.

Sono altrove
immobile
nel continuo temporale
spio da una ferita il mondo
mi chiamano anche lambda
a volte kappa
so d'essere beta
sono il delta
nell'espressione del Fastidio
senza soluzione
vedo autobus color miseria
su linee di pianto
giardini giapponesi
passati dall'aria d'Uusimaa
un improvviso Sole
dalle finestre chiuse
d'artisti
sputano genio ostie
e morte in piena Luce
se aspetti
lì di lato
c'è una Stella
all'anagrafe non Edelweiss
può tornare a trovarti
per raccontarti di me
mi conosce da tempo
abita la porta accanto.

E tu che non hai una parola
non ne hai mai una
proprio come una Stella.

Tu non hai una parola
Tu non hai una parola
Tu non hai una parola...





Lucio Galluzzi
C2015CCL