senza disturbo in piena quiete salto le feste sgarbato
essere stufi del ripetuto giornaliero ciarlìo aeternum
lingue che non conosco più non voglio più conoscere
ne parlo da secoli un'altra tutta mia a me che si conviene
quella Forma fatta lingua morsa per non dire più
agli idioti disseminati in ogni dunque rappresi noia
i soliti liquidi sfuggevoli ragionamenti senza tema
non treguano e pipìtano 24/24 senza far uova
ma le mangiano cazzo come se le divorano tutte
non lasciano briciole ricordano le trincia pannocchie
nei cortili al puzzo novembrino misto a funghi malati
d'acido vino raffermo e ascelle mal lavate così è
non portano rispetto alle galline manco a dirglielo in cinese
Lo sto fascicolando il mio calendario approssimativo
tolti i santi radiati benefattori stinti varechina i savi
saltare con discernimento arguzia assennatezza e criterio
i Natali anche il mio l'Epifania di quel signore
strafottersene di ricorrenze e dimenticare tutto
tutto dimenticare proprio tutto assentarsi in repulsione
mistica ripugnanza manifesta affissa assunta
detta tutta d'uno sguardo losco torvo imperativo
negarsi il fissare per proprio degnarli mica
mai più dar calòma anzi sfalciargli l'erba e i piedi pure
senza carità calarsi pure cera nelle orecchie fitta
l'ultimo dell'anno il primo il post natività l'ascesa
per trasfigurato Amore tutto ciò conviene.
Lucio Galluzzi
C2014CCL