lunedì 23 gennaio 2012

DORJE





- a te che mi/ti sei mancato
che ci mancavamo da anni -


Costoro
d'argento
sintomatico
presenti
s'annaspano
intorno
ora
sustanziati
in prima fila
col fiore in mano
rosso
fashion
all'occhio
esperto
tanto non piangono
lo so
cose
neppure d'abbozzo
questi
sono
bestie nemmanco
ché l'animale
è persona
confronto
La Palisse
via
lontani
croste
siete
nego
pur anche
somiglianza
nematelminta
manco
meritate
lo.


Lucio Galluzzi
C2012CCL

giovedì 19 gennaio 2012

FONENDO



Dammi tutto l'amore che posso
io solo a raffiche smitraglia
soffio feroce alla valvola
fin sempre da piccolo preoccupa
quell'eco spuria al battito secondo
DumDum auto prodotte
scamiciate entrano non fosse
le scavano aperte crateria
skintilla in my cushion walls
termoreattiva
la tonaca
lavabile
vellutata
d'ammorbidente nauseabondo
mughetto in sintesi
sentimental
baciami ai cocci di vetro
gli stessi
penali
guardiani
contro bimbi
a scavalcare
poi non parlo più
punto


Lucio Galluzzi
C2012CCL

mercoledì 11 gennaio 2012

IFE






Albicans di Sirio

vespertina traccia presupposti

in scie luminescenze remotissime

il respiro di Dio raccresce

in front of the engine Mylord

stanziale il resto

mentre dal finestrino veloce

trapassa il treno

sfocia delta in atlante di spalla

stagionato al punto giusto

Econazolo

quel limite venato iridescente

vicino transito tendente al flagello

si straffila

un trotto improvviso

come risveglio

suxametonio

isoflurano

propofol

tiopental

curaro d'Abele.


Lucio Galluzzi

C2012CCL

venerdì 6 gennaio 2012

LA MELA


Lo sai, quando Newton mi cadde sulla testa, fu turbinio esatto di consapevolezza terrena.
Da tempo non mi accorgevo più, mai più, dell'esistere in mezzo alle radici, seduto, non accolto.
Nemmeno raccolto.
Mi viene in mente Quasimodo, il poeta. Quanto debba aver tremato prima di quelle due righe.
Quante candele consumate per nascondersi a imitare Leopardi.
Tanto la Fine arriva per tutti.
A niente serve affannarsi intorno all'ombelico o due palmi sotto.
Tutto viene portato via per causa superiore.
I maledetti sono quelli che ancora hanno e sorridono felici, incauti, idioti.
I Santi al buio, privi di lacrimazione, silenziosi, atterriti, ridotti al minimo termine.
Un minerva sfregato con tatto magistrale e subito spento.
Si usa tra noi passati per lampeggiare almeno il volto, quaggiù nelle Catacombe.
Poi torna silenzio e mezzanotte lunga polare.
Tipo un sei mesi o più.
Siamo stati talmente privati di corazza e derma, unghie e voglie, speranza, porte, che ognuno
di voi provoca disordine cardiaco se solo accenna ad entrare.
Dai fai presto, nascondi tutto, veloce, non fare rumore, da Occidente a Oriente, portiamo via tutto.
Neghiamo, assentiamoci dal giorno e partecipazione.
Se si compare lo si fa composti, educati, assecondiamo la follia materica, informe mostro d'apparenza, mimando sorrisi e interesse.
Ma sai, è finita da tempo.
Il tempo è finito da tempo.
Non ce n'è più.
Pochi, rari, preziosi momenti di presentazione sociale, nel terrore d'essere colpiti ancora.
Cenerentole vere, scappiamo molto prima dello scoccare dell'ora.
Vaffanculo ai prìncipi
Alle Catacombe.
Non importa se si cade nel fuggire giù sugli scalini dei secoli in rovina.
Male non ne sentiamo più
Mi ricordo una figura avvolta in coperta, nel cuore della notte.
Scaricava carne in immagini.
Un immenso porno. Non le immagini. La persona.
Più erano giovani, maggiore l'accanimento.
Di più ne prendeva.
Il letto diventava sempre più scomodo, davvero "sfatto solo a metà".
Sono le lenzuola i testimoni della sconfitta della paura del cielo.
Tanto per non citare.
Quelli che ti fanno capire quanto questi umanoidi pratichino il disastro a danno tuo.
Danno dopo danno ti danni in dannazione, t'avvicini a quel Male che ben conosci, ma neghi.
E non t'anneghi mai una volta per tutte, lasciando spazio alla vendetta totale.
Meritano beato assassinio questi cannibali in erba, manco conoscono il valore del fegato.
Si sopravvivono, l'un con l'altro, identici, sfregandosi e tutto per loro è lì.
L'altrove lo negano.
Pure loro non s'annegano.
Se fosse fantasia ci sarebbe fragorosa risata potente nuvolare.
Se fosse invenzione, un giocattolo ferale, da neppure sfiorare.
Ma questi mangiano del nostro corpo, spolpano, ci disossano, incuranti delle pozze di sangue.
Manco puliscono, non sono capaci.
Lo sai, il giorno che mi cadde Levinas sull'aorta...

Lucio Galluzzi
C2012CCL

lunedì 2 gennaio 2012

ESCARA



Ora dove ti sei sparato
in quale cicatrice madre perlacea trascini
la voglia stanca cullata
col piacere d'escara così gradito
ai tuoi mondi costretti
d'un letto solitario
senza torre antica o campagna
erba e passero
rima odiata che non si bacia più
il morto come un tempo
piètas ammutinata che è dovere
allo stupido senza più un sorriso.

Oggi da anni stai lì
ladro d'amiotrofica finale
fermo attento solo alla difesa
armato non più amato
dei dubbi semprestessi uguali
nei secoli dei secoli
senzamen che ti chiuda
stagnato volta per tutte
e te lo divori l'amore
che dici non esiste
vandalo
in ogni tua veloce discesa
semini infetto la sconfitta
tua

è anticorpo
d'angolo sicuro
in questa parte di cosmo
scapparti
senza retrogrado.


Lucio Galluzzi
C2012CCL