PREFAZIONE
Dicevano al non poeta d'esser poeta
scrivere versi in smorfie numerali
loro versatoi bestiali
emoteche scadute
barriques di pregiata Serbia
a invecchiar dolori di parole decubitate
quelli lo dicevano
i medesimi lavoranti all'opificio
un colpo al cerchio
uno alla botte
una picconata alla schiena
succhiano dai pennini
siccitano assenti dai propri io
t'aprono le vene in verticale
d'esperienza precisi
e lo sanno bene istruiti
fino all'ultima goccia
si prendono l'inchiostro
fossero almeno fegato di Vampiro.

annotare i loro versi in ghigno
un coro in cerchio dionisiaco
neppure alcolisti ma anonimi
occultati malamente
scoscienziati fantasmi
manco in apparizione
ciechi alla nascista
in questa vita non loro
e nelle altre presunte precedenti
lasciano cadute le etichette
dall'intonaco sempre più cerone
in retroguardia
che la prima fila è scomoda
specie senza occhio di bue
soli senza Soli
è il circo stravestito
camicie su abiti
mutande sui cappotti
scarpe dentro calze
lapidi alla cinta
mura con costumi
nessuna costumanza
una pagliacciata.
Dicevano al non poeta d'esser poeta
loro che son Poesia
d'impressione tutta
senza più emendamento
alcuno.
Lucio Galluzzi
C2014CCL