Ménin àeíde, theà
ma era una stonata crepata campana
in cima al monte a stordire
tutta l'archeologia fisica dabbasso
non importava a quelle rovine
manufatte genuflesse maltate
invero per quegli altri cantava la sgolata
ai reperti d'emozione e coscienza
capaci fino alla tragedia
arrampicarsi più sopra quella vetta
raggiungere la poesia e il ferro
Ménin àeide, theà
ma era assetata quella laringe profonda
tanto che a passo lentamente epico
si fa per dire era finto glorioso
scalza uncinate unghie aquiline ai piedi
sapeva trovare il sangue laggiù
in tutti i nostri Peloponnesi
funesta grida s'era di morti
giovani pulsanti rosso e seme voleva
e Ira metempsicotica invase Europa
anche Io e Giove sconfinò
Ménin àeide, theà
ma non bestemmiava la vedetta
agli dei tutti è dovuta nessuna riverenza
privi di bene saggezza giustizia
[i teologi si fottano tra loro]
letali interferenze
manifesti agenti strategici disturbi
ed è così che piovono i Mehomeena
a strali infiniti per l'offeso sacerdote
i numi tutto compiscono
saltare un tendine strapparsi il timo.
Lucio Galluzzi
C2015CCL